Nel nostro consueto villaggio africano, per sopperire ad un periodo di siccità annunciata dallo stregone, il leone,che aveva un udito fine e quindi sapeva sempre le cose in anticipo, e con lui gli altri animali scavarono una enorme fossa per riempirla poi, grazie alla pioggia,che ancora veniva giù dal cielo, di una bastante quantità d’acqua per quelli che sarebbero stati i tempi difficili.
Siccome non si può mai sapere, poiché i ladruncoli e gli approfittanti sono presenti dappertutto, il leone ordinò ad un babbuino di rimanere a guardia della fossa.
E questi, senza pensarci troppo, obbedì.
Mentre il babbuino se ne stava lì tutto assorto e felice nelle sue fantasticherie, pronto a farsi anche una pennichella per la calura opprimente, arriva baldanzoso uno sciacallo.
Ignora il babbuino,come fosse trasparente, si tuffa con un balzo nell’acqua limpida e, facendo lo sbruffone, nuota e la imbratta quasi tutta di fango.
Non contento di questa prima bravata,un altro giorno, il seguente per l’esattezza, sempre lo sciacallo ritorna alla carica.
Ma stavolta finge,passeggiando spiritosamente sotto il naso del babbuino, di avere nella sua brocca una enorme quantità di miele gustosissimo.
I babbuini -si sa – sono ghiottissimi di miele.
E così il nostro ne chiede allo sciacallo di assaggiarne un po’.
Mentre il babbuino dovrebbe gustare il miele, lo sciacallo, lanciatosi come un razzo, è di nuovo a nuoto nell’acqua della pozza a imbrattare e a fare tutti i suoi comodi.
Avvertito il leone dell’inconveniente, tutti gli altri animali, riuniti in consiglio, devono assolutamente prendere una decisione.
Anche perché lo sciacallo ha il comportamento di uno sfacciato impunito e niente lo farebbe desistere.
Si offre per la soluzione una giovane tartaruga, la quale prospetta, nella meraviglia generale dei presenti, quale trappola per la cattura dello sciacallo, se stessa.
La tartaruga, infatti, chiede di avere il suo guscio interamente cosparso di colla e agli altri animali di attendere l’esito prospettato con santa pazienza.
Arriva lo sciacallo di buon mattino, il giorno successivo, e baldanzoso sta per tuffarsi nella pozza, ignorando volutamente il babbuino, che poteva gabbare a suo dire come voleva, quando poggia le zampe anteriori su quello che lui crede un sasso.
Mai lo avesse fatto!!!!
Le zampe sono impossibilitate a muoversi.
Tenta, facendo forza con le posteriori, ma è peggio che mai.
Lo sciacallo è prigioniero.
Arrivano, allora, tanto il leone che gli altri animali, e occorre decidere immantinente la punizione.
Siccome in foresta su queste cose non si scherza, la sentenza è terribile.
Lo sciacallo dovrà morire. A eseguire la sentenza sarà la iena.
Prima di morire però, il furbastro sciacallo chiede una grazia al leone. L’ultima.
E il leone non la nega.
Vuole che gli venga rasata la coda e cosparsa la stessa di una certa quantità di grasso.
Nell’atto di sollevarlo accade che la iena, che doveva ormai eseguire la sentenza, se lo veda prontamente scivolare via proprio dalla parte della coda.
Tutti gli animali, leone in testa, non possono fare altro che inseguire lo sciacallo ma niente da fare.
Più veloce della luce, lo sciacallo è irraggiungibile e semina i suoi avversari.
Infatti, da quel giorno, non l’ha più visto nessuno da quelle parti.
Quasi certamente però avrà cambiato villaggio (io ci metterei la mano sul fuoco!!!!), per andare a gabbare altrove altri ingenui.
Chi ha buone orecchie da intendere , intenda.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)