Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
E insieme nella silenziosa memoria di dio.
Ma vi sia spazio nella vostra unione,
E tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.
Kahlil Gibran
Spesso ho commesso l’errore di dare tutto per scontato;
l’ho fatto nel rapporto con mio marito ma qualche volta anche nelle amicizie.
Pensare di conoscere l’altro, di non avere più angoli nascosti, di averne scandagliato tutto, succede quando si pensa che l’altro sia poco incline al cambiamento, dal credere che si conosce bene ogni remoto pensiero.
Per anni ho sentito il rapporto di coppia, il mio essere madre, moglie, nuora, come una prigione, una prigione dalle porte aperte. Vedevo un estraneo davanti e tutta la mia vita mi sembrava immobile.
Mi sono chiesta molte volte la natura della mia scelta e ne sentivo anche il peso e l’incapacità di rigenerarla.
Quello che mi ha aiutata molto è stata la capacità di non “esaurirmi” nella coppia, di mantenere i miei spazi, soprattutto i miei spazi di pensiero, i miei giardini segreti, dove mi nascondo e mi ascolto.
Ci sono spazi che sono altro rispetto alla coppia, quindi le mie scelte politiche così diverse dalle sue, le mie letture, i miei cambiamenti personali, i miei turbamenti di donna, un mondo diverso non necessariamente destinato a combaciare.
Questo viversi una propria identità all’interno di un rapporto a due, senza cancellarsi, è stato come un riflusso del mare, una marea improvvisa dopo mesi di secca, e non vuol dire incomunicabilità ma capacità di concedersi a se stessi senza il riflesso dell’altro.