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Conan, ragazzino cresciuto nel profondo Nord dal padre fabbro credente in Crom, divinità dell'acciaio, si ritrova orfano dopo l'attacco di una misteriosa tribù di guerrieri che lo costringono assieme agli altri giovani del suo villaggio ai lavori forzati.
Divenuto adulto e pericolosamente grosso viene venduto come schiavo e gladiatore, e dopo anni di lotte liberato, pronto ad affrontare il mondo.
Regolati i conti con un'entità sovrannaturale alla ricerca di nuove prede, accanto all'arcere Subotai e all'avventuriera Valeria decide di diventare un ladro e godersi i frutti delle proprie imprese.
Saranno l'amore per la donna e la richiesta di un Re cui è stata plagiata l'unica figlia a mettere il cimmero più famoso del grande schermo a confronto con il proprio destino e la vendetta attesa tutta una vita.
Quanto e più di Terminator, il buon, vecchio Schwarzy deve la sua fama ad uno dei personaggi più leggendari partoriti dal grande schermo nel corso degli anni ottanta: il cimmero Conan, figlio della penna di Robert E. Howard, passato dai romanzi ai fumetti prima di approdare al Cinema.
John Milius, tostissimo e forse più che repubblicano regista di Classici quali Il vento e il leone e Un mercoledì da leoni, trasforma un semplice (anti)eroe di carta in un charachter indimenticabile, fuori dal tempo come le sue avventure, ambientate "tra la caduta di Atlantide e la nascita dei figli di Aries", simbolo dell'epica e della forza dell'Uomo di crearsi un proprio destino anche contro il volere degli dei.
La stessa scelta di assegnare la parte all'allora semisconosciuto ex Mister Universo Arnold Schwarzenegger si rivelò pressochè perfetta, valorizzando ad un tempo il valore della pellicola e l'attore stesso, che ebbe con Conan il trampolino di lancio per la carriera che tutti ormai conosciamo.
A supportare la certo non indimenticabile interpretazione del nostro ex governatore preferito - senza dubbio comunque calzante a pennello per il cimmero - una sceneggiatura di ferro firmata a quattro mani da Milius e Oliver Stone e una colonna sonora tra le più intense - nel genere, ovviamente - che io possa ricordare, composta da Basil Poledouris.
Inutile dire che i passaggi cult si sprecano, dalla terribile cavalcata dei guerrieri di Thulsa Doom in apertura di pellicola alla prima corsa verso la libertà di Conan, lasciato andare dai suoi padroni fino al ritrovamento della spada che sarà sua compagna d'avventure, l'incontro con Subotai e il confronto tra i loro dei, il viaggio a piedi attraverso le pianure, la storia con Valeria, il gigantesco serpente ed il crescendo della parte finale della pellicola, partito con la splendida incursione del trio di avventurieri truccati come rettili e concluso con la battaglia nella necropoli.
Sul fondo, Milius e Stone confezionano una sorta di canto del cigno del Cinema d'avventura, nonchè una sorta di ode all'epica intesa nel senso più antico del termine, che potrà risultare retorico se non addirittura reazionario, in qualche modo, ma che non può non toccare alcune corde nel cuore di ogni spettatore: e neppure troppo celato, accanto ad essa il regista, attraverso il suo ribelle protagonista, non lesina neppure una feroce critica alle religioni e ai loro utilizzi, dall'ascesa di Thulsa Doom - uno dei "cattivi" più terrificanti della mia infanzia - alle risate di Conan e Subotai, dagli ancestrali rituali di Akiro al sacrificio di Valeria, fino alla presa di posizione definitiva del barbaro di fronte al destino incombente incarnato dagli uomini di Doom che cavalcano verso la necropoli per ucciderlo.
"Crom, io non ti ho mai pregato prima d'ora, non saprei come farlo. Nessuno, neanche tu ricorderai se eravamo uomini buoni o cattivi, perchè abbiamo combattuto o perchè siamo morti. Ma ciò che conta è solo che due si sono battuti contro molti, ecco cos'è l'importante! Tu ammiri il coraggio, Crom, quindi accogli la mia unica richiesta: fa che mi vendichi. E se tu non ascolti, allora va alla malora!"
A guardarlo da un punto di vista differente, Milius, storico regista esponente della destra made in Usa, pare più rivoluzionario di tanti suoi colleghi democratici.
Quello che resta, di Conan, a quasi trent'anni dalla sua uscita in sala, oltre alla carriera in ascesa che portò Schwarzy ad essere quello che è stato negli anni seguenti, è senz'altro il simbolo di un'era cinematografica lontana e forse ormai addirittura anacronistica, eppure ancora oggi la potenza di questo primo capitolo delle avventure del cimmero è un esempio quasi insuperabile del respiro mitico che l'epica può dare all'avventura.
Non ci sono cuori impavidi, gladiatori o trecentocelle dream men che tengano.
Conan rules.
Ma come dice Akiro, il suo storico, "questa è un'altra storia".
MrFord
"Free, like a river raging
Strong, if the wind I'm facing.
Chasing dreams and racing fathered time.
Deep like the grandest canyon,
Wild like an untamed stallion.
If you can't see my heart you must be blind."
Kid Rock - "Born free" -
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