concetti che chiedono espressione e vita

Creato il 16 settembre 2012 da Aa
quest’anno ricorrono i settant’anni dalla morte di annie vivanti*, scrittrice nomade angloitaliana della prima parte del nostro novecento. Nei suoi Divoratori si narra la storia di un’inane scrittrice che non riesce a portare a termine il proprio romanzo.

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Quando l'inglese tornò per portarle il numero della “Fortnightly” contenente il suo articolo, “Una poetessa italiana”, trovò che Nancy non aveva lavorato affatto. Era là, sorridente e soave; e oziosa come prima; e la sala era piena di gente.
Egli venne presentato alla madre, che trovò mite e gentile; e alla vigorosa zia Carlotta, dalla squillante voce milanese. “Temo, mamma mia”, disse Nancy, poggiando la chioma ondeggiante al braccio di Valeria e alzando al nuovo amico gli occhi d'aurora, “temo che il signor Kingsley pensi che sono una persona senza carattere. “Alla tua età”, intervenne la zia Carlotta, “non si deve aver carattere. Basta avere una bella carnagione e un buon appetito.” E Valeria rise e disse: “È vero! Una ragazza italiana non deve avere una individualità propria fin che non si marita; allora il marito può formarle il carattere a seconda del suo gusto. Il signor Kingsley sorrise. Poi chiese a Nancy: “Perché devo credere che ella è senza carattere?” Nancy sospirò. “Perché mi ha detto di lavorare, e io l'ho promesso. E non l'ho fatto.” “Come? Non ha fatto proprio niente da che venni l'ultima volta?” Nancy crollò il capo. “E non ha pensieri, imagini, concetti che la incalzano, che le chiedono espressione e vita?” “Oh! sì!”, disse Nancy, col piccolo gesto rapido della mano sulla fronte, che da bimba le era così familiare. “Pensieri e imagini sbocciano e ondeggiano nella mia mente come fiori in un giardino; ma tutte queste visite...”, e Nancy si guardò attorno nella sala piena del mormorio e del riso di gente estranea, “ahimè! ora di sera il mio giardino è spoglio, perché ho colto tutti i miei fiori e li ho regalati via!” L'inglese dimenticò di essere inglese, e disse quello che pensava. “Vorrei portarvi via, e rinchiudervi per un anno in una stanza con dei libri, una tavola, un calamaio e niente altro”, disse. “Oh, come lo vorrei anch'io!”, esclamò Nancy. “Neanche un'anima mi dovrebbe parlare! E quando avessi fame mi fareste passare del plum-cake per la finestra. L'inglese rise, del riso breve e subitaneo di chi ride poco. “E io starei di fuori con un fucile”, disse, “a camminare su e giù.” Nancy lo guardò, e un pensiero timido e rapido – come un uccelletto che entri a volo in una finestra aperta – si affacciò un istante alla sua mente. Forse sarebbe dolce di avere, fra lei ed il mondo, questa severa ed energica sentinella; dolce, forse, di sentire la fermezza del suo tocco sulla sua spalla, obbligarla al lavoro, a quel lavoro che essa amava tanto e che pure era pronta a trascurare per rispondere all'appello di ogni voce passante.

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qui, annie vivanti su wikipedia.
per qualche notizia sulla relazione tra una giovanissima annie e un anziano carducci si faccia riferimento all’articolo di silvio ramat  L’Orco e la fata. Giosue Carducci e Annie Vivanti,  nel quale sono pubblicate anche alcune lettere intercorse tra il poeta e la bambina.

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