Si è conclusa il 21 luglio al Musée du Luxembourg di Parigi la mostra intitolata Chagall entre guerre et paix, iniziata il 21 febbraio. Cinque mesi di esposizione di lavori che hanno proposto un nuovo approccio all’opera pittorica di Marc Chagall, pittore russo, naturalizzato francese, nato da una famiglia di cultura e religione ebraica nel 1887 e morto nel 1985.
La mostra ha ripercorso gli episodi storici più importanti del XX secolo, la rivoluzione russa, le due guerre mondiali, la diaspora negli Stati Uniti, attraverso lo sguardo e la tecnica di un artista indipendente dai movimenti dell’avanguardia del Novecento. Nonostante sia già terminato, ho voluto parlarvi di questo evento, anche perché Chagall è il mio pittore preferito.
Di lui amo l’utilizzo dei colori e la leggerezza che dà alle figure, nonché l’importanza data ad esse, siano figure umane oppure animali. Chagall è il pittore che più fa sognare un animo inguaribilmente romantico come quello della sottoscritta, per il suo amore per Bella, la moglie, delicatamente “cantato” nei suoi dipinti.
Lei, Bella, la moglie amatissima, soggetto frequente nelle sue opere e compagna di vita, che morì nel 1944 a causa di un’infezione virale. Una donna che l’artista non si limita a descrivere dipingendone i tratti, bensì fa “fluttuare” nei cieli, sempre al di sopra di tutti, sempre insieme con lui, come se al mondo fossero stati soli.
Il percorso della mostra è iniziato proprio nel 1915, anno in cui Chagall, dopo un breve soggiorno in Francia, torna in Russia, a Vitebsk, sua città natale che si trova ora in Biellorussia e sposa Bella Rosenfeld. Nel frattempo scoppia la prima guerra mondiale e nel 1916 nasce Ida, la loro figlia.
Sebbene lontano dal fronte di guerra, Chagall restituisce nelle sue opere, la violenta realtà dei movimenti delle truppe militari, i soldati feriti, la popolazione ebrea in esilio. Narra la guerra, non vissuta in prima persona, bensì attraverso i sentimenti oscuri che ruotano e si celano intorno ad essa.
Allo stesso tempo rende, con una pittura che si avvicina al cubismo, il ricordo melanconico della sua infanzia e il tema a lui caro della sua intimità con Bella nel focoso Les Amoureaux en vert del 1916.
Nel 1922 il pittore lascia il piccolo paese di Vitebsk per andare a Parigi, nel tentativo di costruirsi una carriera artistica più “internazionale”.
È il periodo delle illustrazioni di diversi libri della Bibbia, come Le anime morte di Gogol e le Favole di Jean de la Fontaine.
Opere commissionate a Chagall dal mecenate d’arte Ambroise Vollard. Parallelamente, il pittore sviluppa il suo immaginario onirico fatto di personaggi ibridi, metà animali e metà umani, come l’uomo-gallina o il ballerino-mucca, dando vita al nuovo “bestiario chagalliano” per il quale viene spesso ricordato.
Nel 1937 le autorità naziste sequestrano le sue opere che vengono esposte e sottoposte alla pubblica accusa nella mostra Arte Degenerata di Monaco. Gli eventi politici nel 1941 obbligano il pittore a rifugiarsi negli Stati Uniti insieme a Bella e alla figlia Ida. I quadri nel periodo trascorso a New York traboccano di un’ossessionante tonalità tragica che riflette in pieno la guerra, le persecuzioni, l’esilio, e il tema della crocifissione diventa il simbolo universale della sofferenza umana.
La visione della realtà si mescola al piano onirico, ai grandi temi caratteristici della sua pittura: la città natale Vitebsk, la tradizione ebraica, la Bibbia, l’amata moglie e la famiglia. Nel dopoguerra Chagall incontra Matisse e Picasso nel sud della Francia, e la sua pittura si rasserena, si “apre” a temi quali la libertà e la felicità. Colori intensi irradiano i suoi quadri: come il blu del Paysage Bleu o il giallo, addirittura abbagliante della Danse.
Il colore diventa elemento strutturale della sua pittura, che rivisita temi ludici quali la danza, la musica e il circo. Arte vista come contrapposizione di dialettica: vissuto e fiaba, essere umano e animali fantastici, storia collettiva e sentimenti personali, guerra e pace, appunto, come il titolo dato alla mostra.
Chagall racconta la storia del XX secolo attraverso un universo simbolico fuori dai canoni delle correnti del pensiero modernista, rappresentato per esempio da cubismo e surrealismo. La mostra ha presentato un centinaio di quadri provenienti da musei internazionali, e dai musei parigini di arte moderna.
Le numerose opere grafiche dell’artista, invece, sono state reperite da collezioni private e, con la loro presenza, hanno arricchito notevolmente la raccolta. Una scenografia sobria, mai invasiva, che ha messo bene in risalto l’intensità e la profondità delle tele dell’ultimo Chagall.
Un grandissimo Chagall, mi permetto di aggiungere, che nell’immaginario collettivo fluttuerà per sempre nei cieli colorati insieme con Bella, colei che gli ha dato la pace, l’amore della sua vita.
Written by Cristina Biolcati