Quello che emerge dai documenti presentati dal giornalista, Roberto Mancini, è un quadro inquietante dentro al quale la macchia della criminalità organizzata occupa uno spazio rilevante. Un fenonemo che è germogliato più di trent’anni fa e che ha continuato a crescere, grazie a una politica compiacente, fino a diventare un albero robusto. La mafia, la camorra, la ‘ndrangheta hanno bisogno di appigli politici per prosperare: il denaro pubblico è un’attrattiva irresistibile e poi è “pulito”. Se i Raso, i Facchineri… avessero trovato una Regione sana, moralmente forte, economicamente sicura e politicamente onesta, non avrebbero messo le loro radici o, se avessero tentato di farlo, sarebbero state estirpate subito. Non è andata così. Il clan dei calabresi ha portato voti e garantito le poltrone, in cambio ha ricevuto appalti, appaltini, favori e assunzioni. Un clientelismo diventato sistema e che ha sconfinato in tutti i settori della nostra società. Un intreccio che strangola la nostra economia, la nostra cultura, il nostro senso morale. Siamo di fatto una società marcia. Opaca e priva di gioia. Qualche segnale di vita sotto alle ceneri è rimasto. Vediamo se a maggio quel debole calore riuscirà a trasformarsi in un fuoco purificatore.