Dopo qualche giorno dalla sciagura mi accingo a scrivere di quanto si e’ consumato a pochi metri dalla riva dell’Isola del Giglio. Le immagini sono chiare, esaustive, di quanto il gigante sia divenuto fragile e piccolo, come sia stata abbattuto con estrema facilita’.
Fior di ingegneri a studiare scafi, pesi, altezze, per poi essere tutto vanificato da quello che ormai viene delineato da tutti, a torto o ragione, come errore umano, che ha dato vita a tutto questo.
Il comandante, lui il colpevole di tutto a quanto pare!
Ho letto diversi articoli, riflessioni, visto immagini, filmati, fare chiarezza potrebbe essere tanto semplice quanto estremamente complicato. Dalla marea di “sapientoni” che solo ora lamentano delle navi da crociera, da coloro che pensano al titolo in borsa, coloro che pensano al futuro delle crociere, insomma tra tutti questi speculatori nessuno pensa che ci sono delle persone che hanno perso la vita, in un viaggio, per alcuni anche l’unico di una vita che aspettavano da tempo.
Non credo che diventare Comandante di una nave sia una cosa semplice, credo che si debbano avere spiccate doti di comando, doti decisionali non da poco, il comandante di una nave e’ un piccolo dittatore quando e’ a bordo, puo’ tutto, su tutto e tutti, e quindi credo, e spero, che arrivare in quella posizione sia frutto veramente di sacrifici, doti personali e riconoscimenti che poche persone possono avere.
Ma come per i militari e’ troppo semplicistico farlo in tempi di pace e posti di pace, forse un comandante di una nave deve essere pronto ai momenti in cui veramente ci si mette alla prova. Non si e’ comandante della nave solo alla cena di gala o il 27 del mese. Credo che la storia sia piena di grandi Capitani, e che forse questo e’ stato solo il gesto di un uomo sotto choc (e mi riferisco alla fuga), ma la scelta della rotta? su questa non ci sono scusanti, e’ una scelta consapevole, lucida, fatta in “sicurezza”, una follia premeditata, una stupidaggine. Per questa scelta non ci possono essere scusanti di sorta, non ci possono essere ragioni, non si puo’ in alcun modo condividere.
Poi certo, si passa ad un concetto sottile quanto profondo, l’onore. Il comandante non abbandona la sua nave, mai, e ci sono esempi singolari; in questo caso il Comandante ha perso il suo onore, ha perso la sua rispettabilita’, ha perso la fiducia delle persone sue care, dei suoi pari grado, dei suoi subordinati, di tutta la Marina. E premetto, se corrispondera’ al vero tutto quanto riportato.
C’e’ poi anche un altro aspetto. E’ si vero che il Comandante, come detto prima, e’ un dittatore a bordo che tutto puo’, ma il resto degli ufficiali? Abbiamo assistito al salvataggio di uno dei tanti, che e’ rimasto a cercar di salvare vite fino alla fine restando anche gravemente ferito, ma dove erano tutti al momento della scelta della rotta, o quando capito il pericolo si continuava a negare l’emergenza, si continuava a dire che c’era solo un guasto tecnico?
E’ una sciagura, su cui tutti stanno facendo propaganda, si deve solo sperare che non si arrivi anche a un disastro ecologico, ma per il resto se il tutto si concludera’ solo con 15 anni di carcere per il capitano a poco sara’ servito. Si dovrebbe pensare piu’ a lungo termine, ma non credo che questo al momenti interessi ai parenti delle vittime, ai feriti, a tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza, e come non condividere?
Massi