La concorrenza elevata, al limite dell’eccesso, ad esempio nell’ambito lavorativo o sportivo, aumenta effettivamente le prestazioni o incremeta solamente la tentazione di barare, in modo da emergere dalla massa?
Christiane Schwieren e Doris Weichselbaumer dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona hanno reclutato 33 uomini e 32 donne, ai quali hanno chiesto di completare dei labirinti virtuali che sono stati presentati sullo schermo. Gli sperimentatori hanno suddiviso i soggetti in due gruppi: al primo è stata promessa una ricompensa in denaro a coloro che sarebbero riusciti a risolvere il rompicapo, mentre al secondo gruppo è stata promessa una ricompensa (sempre in denaro) solo a chi, oltre a risolvere la prova, si fosse posizionato nella “top performer”. Questo gruppo “altamente competitivo” e’ stato chiaramente esposto a livelli di tensione maggiore.
Gli studenti nella condizione “altamente competitiva” si sono concentrati, rimboccati le maniche… e alla fine hanno barato. Si, proprio così! I componenti di questo gruppo non hanno mai completato un numero pari o maggiore di prove rispetto al gruppo di controllo che, visto la minore tensione nervosa, ha anche giocato sempre secondo le regole.
Per rigore scientifico c’è inoltre da riportare che i soggetti di sesso femminile appartenenti al gruppo “altamente competitivo” sono quelli che hanno barato maggiormente. Nonostante non ci fosse differenza significativa tra il numero di uomini e donne all’interno dei due gruppi, le donne hanno risposto più intensamente alla concorrenza, mostrando maggiori comportamenti scorretti rispetto ai loro “colleghi” uomini.
I ricercatori hanno svolto ulteriori analisi su questo dato, individuando che quanto emerso non è legato a differenze di genere, ma alla condizione economica. I soggetti piu’ “poveri” sono quelli più portati a barare e dalle ricerche sociologiche emerge che in generale le donne hanno situazioni economiche meno agiate.
Ma come hanno fatto i ricercatori a scoprire i bari?
Dopo un breve periodo di pratica ogni soggetto è stato invitato a proseguire verso un labirinto di livello più difficile. Ad ognuno è’ stata data la possibilità di interrompere in ogni momento il livello in corso per tornare ad uno più facile o fare clic su pulsante “aiuto”, che avrebbe mostrato il percorso da seguire. Inoltre i soggetti stessi erano incaricati di compilare la scheda finale riportante il numero di labirinti completati (quindi erano liberissimi di mentire). E’ stato pre-installato un software su ogni computer utilizzato, in modo da tenere traccia delle reali azioni di ogni partecipante.
I ricercatori hanno detto:” non solo i soggetti che non sono stati in grado di portare a termine il compito sono stati quelli che hanno imbrogliato maggiormante, ma hanno anche messo in pratica molte tecniche diverse volte ad barare. Sembra che i soggetti che si ritengono “poveri” si sentono maggiormente in diritto di imbrogliare, soprattutto in un sistema che non offre loro alcuna garanzia di successo, o per lo meno si impegnano, barando, a “salvare la faccia” dall’imbarazzo del loro scarso rendimento.”
E tu, dì la verità, hai mai imbrogliato per ottenere qualcosa?
- Fonte: BPS Research Digest