Il deputato regionale Mario Bonomo, coordinatore di Alleati per la Sicilia, con una parentesi come coordinatore del comitato promotore regionale dell’Api siciliana, è indagato per concussione dalla Procura di Palermo. Il suo nome era emerso nell’inchiesta in cui era stato arrestato a marzo scorso, il deputato del Pd Gaspare Vitrano fermato mentre intascava una mazzetta di 10mila euro da un imprenditore del fotovoltaico. In carcere era finito anche Piergiorgio Ingrassia, l’ingegnere che avrebbe fatto da mediatore e che stamattina ha patteggiato la pena di due anni. Il nome di Bonomo è stato fatto proprio da Ingrassia che, dopo l’arresto, ha iniziato a collaborare con gli inquirenti.
Secondo i pm, Gaspare Vitrano, Mario Bonomo e Piergiorgio Ingrassia erano soci nella Green srl, una impresa del settore fotovoltaico con sede a Palermo, che avrebbe ottenuto dalla Regione siciliana, grazie anche all’interessamento dei deputati, le licenze per la costruzione di due impianti fotovoltaici a Carlentini, nel Siracusano.
Vitrano e Bonomo la controllerebbero attraverso alcuni prestanome.
I due deputati detengono il 40% ciascuno, mentre l’ingegnere ha il restante 20%. Altre due società del fotovoltaico sono sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti: l’Enerplus 2010, gemella della Enerplus, società a responsabilità limitata che, grazie “all’interessamento di Vitrano”, come ha detto Ingrassia, avrebbero avuto in poco tempo le concessioni.
Le due società, che avevano realizzato degli impianti nel palermitano, avevano aumentato subito il loro valore tanto da essere vendute a una società spagnola per oltre sei milioni di euro. I fondi sarebbero poi stati versati in due conti in Svizzera: uno di Ingrassia e l’altro di Marco Sammatrice, nipote di Bonomo e socio della Green srl. I pm, che hanno fatto una rogatoria in Svizzera, attendono l’esito di questi accertamenti.
Stamattina, come detto, l’ingegner Pier Giorgio Ingrassia ha patteggiato la condanna a due anni ( pena sospesa ), dopo che era stato arrestatonel marzo scorso assieme al deputato regionale Pd Gaspare Vitrano, fermato dalla polizia per concussione mentre intascava una mazzetta di diecimila euro da un imprenditore.
Il gup Riccardo Ricciardi ha accolto le richieste dei legali, Ugo Castagna e Giovanni Di Benedetto, a cui iI pm Maurizio Agnello aveva dato parere favorevole anche in virtù delle ammissioni di Ingrassia, sentito per tre volte dai procuratori. Durante gli interrogatori Ingrassia ha confermato il suo ruolo da intermediario tra l’imprenditore del fotovoltaico che aveva cantieri a Roccamena (Palermo) e Francofonte (Siracusa) e il deputato del Pd che si sarebbe “interessato” per far viaggiare più velocemente le pratiche burocratiche degli impianti che devono ottenere ben 23 autorizzazioni.
Il processo a Gaspare Vitrano inizierà invece il 7 novembre davanti al Tribunale di Palermo.
La vicenda risale ai primi di marzo di quest’anno, quando la polizia riuscì ad intercettare il pagamento della tangente subito prima dell’arresto:
Il primo incontro per il pagamento della mazzetta, fissato per giovedì 10 marzo alle 12,30 davanti al Credem di viale Lazio, era andato a vuoto.L’ imprenditore prese tempo, e l’ ingegnere Ingrassia lo incalzò: «Voi avete preso questi lavori grazie a un intervento speciale del sottoscritto a seguito di una richiesta espressa di due politici… mi hanno detto guardi dobbiamo dare questo incarico».
Ingrassia non sospettava che le sue parole venivano registrate da un microfono sistemato dalla polizia nella giacca dell’ imprenditore.
Aggiunse: «Eravamo rimasti che 10.000 euro a megawatt sarebbero stati 70.000 euro. Poi c’ è stato il problema che voi due megawatt non li avete potuti fare … una serie di discussioni contro discussioni, c’ erano problemi di pagamenti… ci siamo messi in mezzo sempre noi ed eravamo rimasti che… 50.000 euro sarebbero stati dati a queste persone senza le quali non avreste potuto lavorare».
L’ imprenditore chiese: «A questi due politici?». Ingrassia ribadì: «A questi due politici», e aggiunse: «Che se lei vuole ora ci sediamo in macchina e ci andiamo. Io devo dare una risposta».
Qualche istante dopo, l’ ingegnere fu più chiaro: «Glielo dico, sono due, uno un onorevole del Pd e uno di Api». Alle perplessità dell’ imprenditore arrivò una conferma ancora più chiara: «L’ onorevole Vitrano e l’ onorevole Bonomo - disse Ingrassia- hanno veicolato la cosa, c’ era un patto chiaro, ci guadagnavano tutti, tutti d’ amore e d’ accordo (…). Ora mi vogliono scippare la testa, il suo socio non mi risponde neanche al telefono». Poi, l’ ingegnere tagliò corto: «Soldi ne ha da darmi oggi?». L’ imprenditore prese tempo, dicendo di non conoscere gli impegni che avrebbe preso il suo socio. Ingrassia non voleva sentire ragioni: «Non mi interessa – disse – domani lei cortesemente non mi deve dare meno di ventimila euro (…) se no lei ha finito di lavorare». L’ imprenditore chiese: «Cosa significa ho finito di lavorare?». Ingrassia spiegò: «Le assicuro che le fanno finire di lavorare… glielo assicuro, perché questo è in grado di fare la politica (…). Io le do questo consiglio – concluse – dopo di che lei è libero di regolarsi come vuole». Il saluto finale di Ingrassia sembra uscito dalla sceneggiatura di un film della mala: «Io non vorrei che si pensasse che ci fossi io di mezzo… no, invece, c’ è di mezzo dei calibri da novanta con cui non si può sbagliare». Il secondo appuntamento – venerdì pomeriggio ore 15,30 al bar Cafè de Paris” di via Principe di Belmonte – iniziò con un caffè fra Ingrassia e l’ imprenditore. Il primo rassicurò: «Se vi trovate bene e riusciamo a chiudere questa cosa, loro hanno in mano altri 10 megawatt già autorizzati». Poi, con la moto di Ingrassia, andarono all’ incontro con Vitrano, per la consegna dei soldi. Il luogo prefissato era l’ Asp di via Cusmano. Intanto, tutte le parole di Ingrassia venivano registrate: «Ha detto che ha questo appuntamento qua con il direttore generale…».
L’ ingegnere quasi si scusò per il ritardo di Vitrano. Nell’ attesa, propose altri affari: «…Il direttore generale lo ha messo lui qua. E quindi se voi volete lavorare?». Spiegò: «L’ Asl più grande d’ Italia, l’ Asl 6… se qua tutti ci comportiamo bene possiamo lavorare per i prossimi dieci anni. Se ci comportiamo male abbiamo finito».
Vitrano ritardava ancora. Ingrassia tornò a scusarsi: «Lo sai quante ore mi è capitato di dovere aspettare messo lì, che dobbiamo fare siamo in mano a questi politici, non si muove foglia senza che loro…».
Non finì neanche la frase, arrivò Vitrano. Fece segno di fermarsi sulla prima rampa di scale, a piano terra dell’ Asp. Ingrassia fece le presentazioni: «Lui oggi ha portato un acconto». E ribadì: «Se non era per te questo lavoro non l’ avrebbero mai preso». Vitrano si limitò a dire: «Sì, infatti».
L’ imprenditore provò a rilanciare: «Ci tiene in considerazione anche per i prossimi lavori?».
L’ imprenditore consegnò la busta: «Qua ci sono i soldi, se li deve contare?». Vitrano sentenziò: «No, non c’ è di bisogno, se poi c’ è un problema lunedì quando ci vediamo lo troviamo subito».
Pochi minuti dopo, arrivò la polizia. – s.p.
(notizie tratte da live sicilia)
Mistretta, il 18 gennaio 2011, era stato nominato da Bonomo coordinatore provinciale dell’api e, quindi, memro del comitato promotore regionale della Sicilia. Da qualche settimana, è Sanzeri a guidare il partito in provincia anche dopo le dimissioni di Bonomo dal partito di Rutelli.
Share this:
- StumbleUpon
- Digg