mostra di Arianna Vairo
a cura di Francesca Pergreffi
inaugurazione sabato 2 marzo ore 19
dal 2 marzo al 6 aprile
CONFABULAZIONI, personale di Arianna Vairo a cura di Francesca Pergreffi, inaugurerà allo Spazio Meme Sabato 2 Marzo alle ore 19; e sarà visitabile fino al 6 Aprile.
Arianna Vairo è una ragazza febbrile sempre in movimento con i piedi, con gli occhi, con la mente, e dopo aver fagocitato il mondo, si sofferma e lo ri-elabora.
Questa sua famelica febbre la conduce sempre a nuovi lessici e nuove grammatiche; la personale CONFABULAZIONI ne è un esempio. Arianna ha sentito il bisogno e il desiderio di affrontare una nuova personale struttura narrativa ed ha dato il via ad una serie di “esperimenti”, come lei li definisce.
Gli “esperimenti” che compongono CONFABULAZIONI, sono prismi dai colori vibranti e contrastati, che si relazionano l’uno all’altro e mutano sotto lo sguardo di chi li guarda.
Qui di seguito la mia intervista ad Arianna Vairo.
Il titolo della mostra è “Confabulazioni”, disturbo psichico che a volte porta con sé atteggiamenti euforici di tipo infantile. I tuoi nuovi lavori colmano le lacune della mente inventando dei falsi ricordi, o semplicemente offrono una visualizzazione altra del ricordo, delle sfumature sfuggite o punti di vista differenti?
Il titolo è un espediente, un contenitore dentro cui poter plasmare ricordi veri, falsi ricordi ed immagini mentali. Più che al disturbo vuole rifarsi al meccanismo di costruzione di associazioni, come un circuito non lineare.
La luce propria dell’illustrazione è come fosse il ricordo, il pensiero, entra dentro la griglia che permette la narrazione nel fumetto, come fosse un prisma, e si scompone, per essere poi ricomposta da chi guarda, secondo la propria “esperienza”, memoria e sentimento.
Come è nato il ciclo dei tuoi nuovi “esperimenti”?
È nato da speculazioni sulla narrazione, dal desiderio d’immagini cinetiche all’interno delle quali far muovere diversi elementi, velocemente, come fossero associazioni di pensiero che si concatenano l’una all’altra per formare una sensazione, un ricordo.
Il primo approccio è stato molto libero, e ho cercato tutte le condizioni per essere comoda e ascoltare l’intuizione: nessuno schizzo, grandi dimensioni, nessun limite di colore.
Poi ho iniziato a inserire negli esperimenti qualche condizione, provando a illustrare un testo, o proseguendo in una serie, oppure eseguendo un ritratto.
In una terza fase sto prendendo testi o riferimenti reali per poi riportarli all’immagine senza condizioni narrative, o illustrative, unendo in qualche modo le due fasi precedenti.
Nei tuoi ultimi lavori vi è una narrazione concentrata, un micro/ racconto, che prende le distanze sia dalla tavola del fumetto, sia dall’illustrazione e tenta una nuova strada. Nelle tavole i corpi non sono più i soli protagonisti della scena, lo sfondo avanza e si fa pieno di elementi dettagliati. Non si può parlare di sfondi, sarebbe riduttivo, ma di piani dell’immagine dove tutto concorre in maniera egualitaria alla comprensione e visione totale del soggetto. Qual’è dunque la tua nuova strada? Mi vuoi parlare dell’assetto narrativo?
Sono alla ricerca del movimento nell’immagine. Il fumetto è il linguaggio grafico che più si avvicina al cinema (a sua volta linguaggio che più cerca di avvicinarsi alla lettura del movimento della vita); mentre l’illustrazione ha la capacità di penetrare l’inconscio, l’irrazionale e di portarli a galla; trasmettere il surreale, l’iper-reale, o l’onirico.
Non sto cercando una struttura narrativa lineare ma costituita da molti piani, nei quali potersi muovere per passare da uno all’altro senza spiegazioni e mescolare diverse dimensioni (temporali ad esempio) in un’unica spaziale.
Dov’è collocata la percezione dello spettatore nella struttura del lavoro?
La percezione dello spettatore può riconoscere gli elementi che preferisce, il piano di lettura in cui si sente più comodo e attivarsi, come di fronte a un simbolo, non ricevere il micro racconto, ma ricostruirlo attraverso la composizione degli elementi, in libertà.
Il colore trionfa ed è disposto a contrasto. Hai utilizzato acrilico e gouache, che conferiscono all’opera un aspetto compatto, uniforme e vellutato dai toni brillanti. Mi spieghi questa scelta?
Da sempre ho dato molta attenzione ai materiali con cui lavoro, non si può fare a meno di ascoltare la materia per viverla come una compagna e non come un impedimento. Nell’incisione questo processo artistico è molto chiaro: la sintesi di un concetto, o di un’immagine mentale completamente libera deve passare attraverso il legno, il linoleum o il metallo per farsi segno, perciò è inevitabile la necessità di conoscere i materiali, di rispettarne tempi e condizioni, e soprattutto essere presenti e pronti nel momento dell’azione per cogliere i cambiamenti e gli eventuali errori.
In questo caso, il mettermi di fronte una palette molto ampia è servito a stimolare il mio ascolto: l’acrilico ha tempi di asciugatura brevissimi ed è completamente coprente, perciò permette di poter continuare a costruire raccogliendo l’errore e di utilizzarlo come nuovo spunto.
Visivamente i colori risultano a contrasto entrando in relazione tra loro, proprio perché ogni colore esce dall’altro.
Francesca Pergreffi e Arianna Vairo
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Arianna Vairo
Nata a Milano nel 1985. Dopo gli studi classici ha frequentato un anno presso l’Accademia di Bologna, si è laureata in “Illustrazione e animazione” presso l’Istituto Europeo di Design di Milano, con un periodo di Erasmus a Konstfack (Stoccolma). Nel 2010 ha partecipato al BilBolBul, festival internazionale del fumetto, a Bologna con Comer un progetto con Davide Brace. Nel 2012 il comune di Pavia le dedica una personale durante il Festival dell’illustrazione della città.
Collabora con case editrici come Cabila Edizioni, Agenzia X.
È stata selezionata per la mostra di Bologna Fiera del libro nel 2011 con il libro “Poil de carrotte” pubblicato da EliEdizioni; per lo stesso editore ha illustrato “Le malade imaginaire” (Moliere), “La metamorfosi” (Franz Kafka) e “Gordon Pym “ (Edgar Allan Poe). Con GianninoStoppaniEdizioni ha pubblicato “Un Paese bambino”, esposto alla Biennale di Illustrazione di Bratislava 2011, poi scelto come White Raven 2012. Ha illustrato i manifesti per gli spettacoli teatrali della produzione CRT (Milano); ha partecipato alla realizzazione di scenografie per un progetto nel teatro Spazio Si (Bologna); ha realizzato locandine di gruppi musicali tra cui quelle dei Mariposa e dei Julie’s Haircut. Ha Compiuto illustrazioni per le riviste Rolling Stone, GQ, IlSole24Ore. Illustrato il volume tre del catalogo “Il Metodo Abramovic” della mostra di Marina Abramovic, non ancora pubblicato.
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Orari
da lunedì a domenica dalle 16 alle 20,
giovedì, sabato e domenica anche dalle 10 alle 13,
giovedì pomeriggio chiuso
Contatti
Francesca Pergreffi – [email protected]