Confalonieri: “Se Berlusconi passerà alla storia sarà per ciò che ha fatto in tv” (La Stampa)
Creato il 29 novembre 2013 da Nicoladki
@NicolaRaiano
Se rimpiango qualcosa di come Mediaset ha raccontato in questi anni l’Italia? «Non, je ne regrette rien». Il presidente Mediaset Fedele Confalonieri in un convegno sulla tv a Milano risponde alla Edith Piaf definendosi «ancien combattant». Non si dà colpe per la mancanza di qualità: «Uno che esce dal Politecnico non sa neanche chi è Giuseppe Verdi. Colpa della scuola non della tv. Gli intellettuali con la puzza sotto al naso parlano di qualità, ma ogni sera ci guardano dieci milioni di persone e anche dietro al programma più trash c’è un lavoro enorme. E anche come informazione a uno può piacere più Mentana o Santoro, a uno Mimun o Toti, ma sono grandi professionisti e c’è spazio per tutti». Piuttosto Confalonieri rimpiange «l’entusiasmo degli inizi. Berlusconi è decaduto, va beh, ma se rimarrà nella storia di questo paese lo sarà per quello che ha fatto nella tv. Prima c’era stato il caso Moro, il pauperismo, Drive in è stato un modo per essere meno bigotti. E poi viva la rivoluzione commerciale: in Rai se non eri nelle grazie di qualcuno non partecipavi a Carosello».
Confalonieri non nasconde il timore per i giganti di internet: «Attenzione che qui è la prateria. Abbiamo rivali che pagano le tasse all’estero. Hanno detto che Mediaset è nata dal far west, ma noi pagavamo le tasse, compravamo diritti». Sul tema è intervenuto anche il direttore generale della, Rai Luigi Gabitosi: «La differenza tra noi e altri canali è che noi dobbiamo produrre contenuti e realizzarli sul nostro territorio. Guardando fuori, Rai e Mediaset avranno problemi di competizione internazionale perché sono gruppi piccoli. Ma se si perdono si depaupera la cultura italiana e si va verso un’omogeneizzazione televisiva».
Allo stesso convegno Andrea Zappia, ad Sky Italia, ha spiegato che «i confini tra tv e web tv si stanno assottigliando. Anche la divisione tra spettatore attivo e passivo sta passando. Ogni giorno per esempio votano su Sky circa 30 mila persone col telecomando, dimostrando che pure chi sta sul divano vuole partecipare. Per non parlare di Sky Go che si usa col tablet. Alla fine la richiesta dei telespettatori prevale».
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