di Tiziana Viganò
Dario Fo, "La figlia del papa", Chiarelettere Editore Il primo romanzo del Premio Nobel per la Letteratura 1997, in uscita nelle librerie il 10 aprile 2014
Oggi, 9 aprile, conferenza stampa di presentazione a Milano nell’atelier di Dario Fo
“Quando ho cominciato a scrivere per il teatro, quando non riuscivo ad “andare oltre”, prendevo una penna o i colori e mi mettevo a disegnare per raccontare la storia attraverso la pittura”: così, oltre al ritratto di Lucrezia che compare sulla copertina del libro, dedica alla storia dei Borgia ben 120 tavole che riempiono il suo atelier. Dario Fo, insieme alla sua indimenticabile compagna Franca Rame che è mancata lo scorso anno, ha passato la vita andando alla ricerca della verità che sta spesso nascosta, censurata sotto la storiografia ufficiale, quella che tutti conosciamo: quell’”andare oltre”, oltre le apparenze, oltre le deformazioni della realtà e delle mille parole quotidiane.
Le sue opere, compresa quest’ultima su Lucrezia Borgia, sono frutto di attenti studi su testi e documenti poco visitati, dai Vangeli apocrifi, ai testi della letteratura popolare e della tradizione orale, a torto considerata “minore”. Dario Fo riscrive la storia, integrandola con tanti fatti sepolti, scrive anche "l’altra storia", quella degli umili, dei poveri, dei vinti, dei calunniati, dei censurati. Lui, che in anni lontani è stato censurato.
La famiglia Borgia, dominata con ferrea mano da Rodrigo, poi papa Alessandro VI, tra il 1492 e il primo decennio del 1500, gestì il potere in modo spregiudicato, torbido e molto moderno – il secondo figlio del papa, Cesare, detto il Valentino, ispirò la figura de “Il Principe” di Niccolò Machiavelli. La bellissima Lucrezia, figlia del papa, si trovò a vivere in un ambiente scellerato: Dario, dopo molte ricerche storiche, sostiene che fu una pedina dei giochi di potere, merce di scambio per tre matrimoni politici, vittima di intrighi e calunnie, di violenze e di inganni, che fu coinvolta dall’odio degli avversari politici della sua famiglia, soffrì e subì torbide vicende per la follia, la falsità, le atrocità commesse da suo padre e dai suoi fratelli. Fu vittima e non carnefice come invece la storia e la letteratura, pilotata dai nemici dei Borgia, ci ha tramandato, dal Cinquecento ad oggi. La storia di una donna in balìa del potere, ieri come oggi.
Andando oltre i luoghi comuni si trovano episodi bellissimi nella vita di Lucrezia, che hanno colpito la fantasia di Dario, come l’amore per il poeta Pietro Bembo e il sostegno all’arte e alla cultura; ancora, quello che oggi chiameremmo impegno sociale a favore del popolo di Ferrara, perché si interessò delle carceri in cui avvenivano ingiustizie e violenze efferate e fondò un sistema di credito per i poveri; fu ispirata da personaggi di grande levatura spirituale del tempo, come San Bernardino e Santa Caterina da Siena e fondò un monastero dove il lavoro, il dono di sé e la gioia erano il fondamento del vivere. Lucrezia Borgia quindi riscattò il suo nome insanguinato operando quindi per instaurare una certa giustizia sociale, compatibilmente con le possibilità dei tempi: dal libro esce un ritratto di grande umanità, contro lo stereotipo della donna viziosa, incestuosa e avvelenatrice che la tradizione ci ha sempre portato.
In questo suo primo romanzo, Dario Fo lascia da parte la sua vis polemica contro i mali della politica odierna perché sarebbe stata troppo scontata, ma ovviamente ogni riferimento a fatti realmente accaduti, o meglio che continuano ad accadere…..è assolutamente presente: l’autore lascia che il lettore usi la propria testa per trovare le somiglianze, perché sempre la lotta politica si basa sulla tecnica di distruggere la credibilità, di screditare gli avversari politici, sulla falsità e la mistificazione; la corruzione è dilagante, il vuoto politico c’era allora come oggi…e la politica è sempre uguale... e l’informazione è sempre al servizio del potere.
Dario Fo riporta in scena - proprio lunedì 14 aprile, agli Arcimboldi, alle ore 21, “Lu Santo jullàre Françesco” un indimenticabile lavoro di 15 anni fa riscritto in una nuova versione aggiornata. Come su tanti personaggi storici, come su Lucrezia, anche su San Francesco la censura è caduta per deformare un personaggio più che scomodo per la Chiesa imperante, un vero eretico, ma sempre molto attuale come dimostra la salita al soglio pontificio di Papa Francesco, che parla come il Santo di Assisi, che usa parole di fuoco contro il potere, il denaro, la corruzione senza avere paura di dire in faccia la verità anche ai politici italiani riuniti alle 7 del mattino in chiesa per la loro Messa, e che ha scelto il suo nome, primo tra i papi che hanno evitato il più Santo dei Santi. Papa Francesco è stata una scoperta per Dario Fo, anticlericale da una vita: dopo aver preso a bersaglio il potere della Chiesa nei secoli nel suo teatro e nei suoi scritti ora è pieno di ammirazione per questo nuovo papa che ha rotto gli schemi all’interno della Chiesa che l'ha colpito per ”la sua attenzione verso coloro che soffrono, la sua tranquillità nei discorsi e nel porsi che è veramente encomiabile”.
Alle domande dei giornalisti sulla politica attuale e su Matteo Renzi, Dario risponde certo con le parole, ma quello che mi colpisce di più sono le smorfie che muovono la sua faccia espressiva...molto molto più eloquenti.
Alle sue assistenti che mi salutano nell'anticamera dell'atelier ingombro dei suoi grandi quadri non posso trattenermi e dico "Siete molto fortunate a stare vicino a un uomo così" e me ne vado un po' commossa.La Casa Editrice Chiarelettere, Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, dal 2007 pubblica saggi sulla società civile e sull’attualità; ora, nella nuova collana “Narrazioni” raccoglie storie e personaggi che riguardano il potere e le relazioni tra cittadino e potere.