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Confessioni di una maschera – Yukio Mishima

Creato il 15 settembre 2012 da Maxscorda @MaxScorda

15 settembre 2012 Lascia un commento

Confessioni di una maschera
Fa comodo a molti trasformare ogni aspetto del quotidiano in politica.
Penso all”apparato partitico e all’abominevole indotto che produce, dall’ultimo tra gli incapaci messi comunali fino ai guitti o ex guitti ora santoni da prima serata nazionalpopolare. A maggior ragione fa comodo dare un colore alla cultura, tendenza normale certo ma in Italia spinta al punto da ignorare completamente il contenuto privilegiando esclusivamente l’ideologia. Ecco quindi che mentecatti di ogni arte divengono fenomeni mediatici laddove spiriti liberi e creativi restano seppelliti nel colpevole anonimato della logica "con noi o contro di noi".
Esistono pero’ delle eccezioni, opere o personaggi che entrambe le barricate rivendicano come uno dei loro, spesso con pretesti surrettizi e col tempo tramite riletture o meglio riscritture di orwelliana memoria.
Resta il fatto che quando due parti pretendono il possesso di un artista e delle sue opere, quell’artista e’ certamente un uomo libero.
Mishima fu un uomo libero per davvero, libero al punto di decidere per la sua vita e la sua morte, libero di scrivere "Sole e acciaio" e "La via del samurai" che tanto piacciono ad una parte e "Colori proibiti" e "Confessioni di una maschera" che tanto piacciono all’altra, guerriero ed omosessuale, antimperialista americano per la gioia di tutti.
"Confessioni di una maschera" e’ un romanzo non esplicitamente autobiografico ma e’ impossibile non pensare che innumerevoli siano i punti di contatto tra l’autore e il suo protagonista, cause e ragioni di un modo di agire, di pensare, di ragionare, l’omosessualita’ in particolare come conseguenza e predisposizione, concause per un fine non voluto ma inevitabile quindi da affrontare e vivere al meglio.
Egli con una saggezza che dovrebbe insegnare qualcosa a chi pretende ragioni che per loro stessa Natura (il maiuscolo non e’ un refuso), non possono essere considerate universali, accetta la propria condizione, ne cerca delle cause ma lasciando sospesa una risposta che non puo’ essere data, non a quel tempo e non oggi, non pretende con presunto orgoglio di smontare le convinzioni altrui ma con dignita’ – dignita’ gran bella parola ormai in disuso – si accetta e senza piegarsi non cerca di cambiare la sostanza, adattando semmai la forma della sua condizione.
Al di la’ per questo pero’, Mishima va letto per la sua poetica, per il suo stile e leggerezza, questi si argomenti incontrovertibili e mai in discussione, usando il soggetto come mezzo della forma e non come fine di una tematica e davvero si ha ancora una conferma di quanto importante sia stato per la letteratura giapponese e del mondo intero.
Devo purtroppo rilevare un assoluto disprezzo dell’autore da parte dell’editore Feltrinelli, evidentemente piu’ interessato alla maschera di Mishima piuttosto che alla sua consistenza letteraria, che ci fornisce un’edizione tradotta non dall’originale bensi’ dall’edizione americana, un doppio passaggio che asciuga il testo e fa torto all’intelligenza dei lettori, non a quella dell’editore evidentemente.
Fortunatamente Mishima e’ molto piu’ grande di chi cerca di mortificarlo e la sua voce resta forte e chiara, meravigliosa e coraggiosa. Non il piu’ rappresentativo dei suoi testi ma nondimeno importante.

Yukio Mishima – Proclama 25 Novembre 1970


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