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Confessioni di una maschera - Yukio Mishima

Creato il 29 luglio 2011 da Aubromio
Confessioni di una maschera - Yukio Mishima   Il primo romanzo del giapponese Yukio Mishima è già considerato, dopo 62 anni, un classico della letteratura. Non è facile dire se sono state le sue opere o la stessa travagliata vita dell'autore a rendere immortale Mishima.   Nato nel 1925, vive in un clima a cavallo tra il Giappone tradizionale e quello moderno, post-atomico e occidentalizzato dai costumi americani. Da subito, anche in quest'opera del 1949, accusa in pieno il vuoto interiore del XX secolo, particolarmente accentuato nel paese del Sol Levante dell'epoca.   Molte delle sue contraddittorie teorie sono già contenute in “Confessioni di una maschera”, come la sua ambigua sessualità e il controverso desiderio tra vivere e morire, che lo portarono, seguendo il codice antico dei samurai, a morire di seppuku, in diretta televisiva il 25 novembre 1970, per il fallimento (non solo) degli ideali nazionalistici di riarmo del Giappone. La trama del romanzo lascia ampio spazio all'intimità della voce narrante, che in prima persona, descrive le tappe importanti della sua vita, a partire dall'infanzia, vissuta tra una salute precaria e un ambiente familiare iperprotettivo.
Il protagonista sviluppa col tempo fantasie erotiche omosessuali e sadomasochistiche, e allo stesso tempo cresce in lui un forte desiderio di conformare la sua “devianza e perversione” alla normalità. Si accorge di essere sempre più una maschera: è costretto a simulare di continuo i vizi delle persone che lo circondano e a corteggiare fanciulle per camuffare la sua natura più intima.   Il più grande fardello del protagonista è di non riuscire a mutare il suo orientamento sessuale in uno più vicino alla normalità: nemmeno la vicinanza con Sonoko, a cui spera di riuscire a legarsi sentimentalmente, suscita in lui il più piccolo desiderio, preferendole fantasie su un ragazzo nei dintorni.   La prosa ricercata e intellettuale dell'opera, comparabile, per gli ideali estetici dei due autori, con quella del D'Annunzio, riesci a sopperire egregiamente alla mancanza di una trama di fondo e alla lentezza della narrazione, in certi passi eccessiva.   Le descrizioni particolarmente approfondite delle fantasie solcano terreni scomodi e possono sembrare prive di scopo, tuttavia contribuiscono a rendere vivido un grande dramma esistenziale come il bisogno di conformismo.   Al primo impatto di una lettura superficiale, anche il finale può sembrare del tutto inconcludente, ma non è così: la persona più cara al protagonista, rabbrividisce al solo pensare alla verità, che ha sicuramente intuito nel corso del tempo, sulla sessualità del ragazzo: la maschera si dimostra necessaria e incrollabile dall'inizio alla fine.


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