Confessioni di una mente pericolosa

In questo momento della mia vita sono fin troppo razionale.
C'è il lavoro, c'è l'università, ci sono una manciata di irriducibili amici, i miei animali, il Diario e la mia solida e amata famiglia. C'è anche un nipotino in arrivo, non potevo non citarlo proprio qui.
Ci sono anche tante paure, dovute all'incertezza, lo ammetto. Il dubbio "cosa accadrà?" fa un po' fatica ad andarsene.
Negli ultimi giorni è stato il mio fedele compagno.
Ha colorato i miei giorni di nero, un nero fatto di tristezza, di ansia, di nervosismo.
Completa mancanza di entusiasmo.
E poi?
E poi succede che ricevo notizie da una terra lontana, da qualcuno che credevo di aver perso, da qualcuno che pur non sembrandomi "importante" è capace di cambiare totalmente il mio umore, da un momento all'altro.
Ed inizio a sorridere come una stupida.
Sorrido, saltello, sorrido, saltello.
Il cielo grigio non mi scalfisce, ho il mio personalissimo sole proprio davanti a me.
Sono in cielo senza nemmeno rendermene conto.
E poi penso "lascia i tuoi dannati piedi per terra, smetti, ti farai male, basta".
E come faccio.
Possono trascorre due mesi o due anni ma la mia reazione è la stessa: un sorriso scolpito sul mio viso come se fosse pietra, non se ne va, non se ne può andare.
E ripenso "ti farai male, basta fantasie hai bisogno di qualcosa di concreto".
E come faccio.
Non è nulla di concreto ma fa meglio di qualsiasi realtà tangibile.
é che io non lo aspetto: arriva quando vuole, se ne va quando gli pare.
Accolgo le sue parole, accolgo il suo bene.
E quando se ne va, lo penso, di tanto in tanto. Nulla di ossessivo, nessuna fissazione, qualche speranza ma nessuna illusione.
E poi ritorna.
Sfalda il ghiaccio, riscalda, è terra.
Mi conforta, mi da la forza, mi ispira.
Ed ecco che torno, da brava Fenice, torno a bruciare: ho finalmente la forza, l'entusiasmo, la convinzione, la voglia di vivere fino in fondo..
Ma quel senso di privazione un po' rimane, fatica ad andarsene: sono a 99, li c'è il 100.
Ma non riesco a prenderlo..