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CONFESSIONS (Kokuhaku)

Creato il 23 maggio 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

locandinapg2Agghiaccianti universi di adolescenze spezzate

Vendetta e crudeltà. Un impianto visionario che scava nelle confessioni di un delitto che non si può dimenticare.

L’insegnante Moriguchi è consapevole del fatto che non può agire per vie legali per avere giustizia. E allora idea un complesso piano per vendicarsi dell’insensata uccisione della sua bambina, causata da due suoi alunni.

Violenza minorile e adolescenza nichilista, indifferente. Un omicidio osservato da differenti punti di vista (quattro per l’esattezza) e una costruzione narrativa a incastri e svelamenti, che tengono incollati alla poltrona e allo schermo. Confessions (Kokuhaku, 2010) diretto da Nakashima è un vero e proprio gioiello di angoscia e crudeltà. E se la madre (conscia dell’impossibilità di procedere attraverso i canali legali per avere giustizia) è spietatamente lucida nella sua ricerca di vendetta, quello che colpisce è la costruzione in divenire della pellicola, che indaga e mette in luce drammi dell’età adolescenziale, passando attraverso personaggi travagliati e abilmente differenziati. Difatti il regista ostenta i diversi punti di vista di una violenza minorile insensata: Shuya (soprav)vive tra le mille angherie dei compagni di classe e l’ambizione di essere notato, Naoki è potenzialmente distruttivo e vive nella paranoia, mentre la compagna di classe dei due (Mitsuho) è lo sguardo esterno e invisibile. Tutto fa parte di un piano ben architettato e privo di una possibile redenzione. Ma anche un altro aspetto è decisamente interessante, ovvero il disinteresse del regista giapponese a celare allo spettatore i nomi dei colpevoli (come nei più classici thriller), anzi li smaschera immediatamente tramite un monologo enfatico della professoressa Moriguchi (la madre della bambina assassinata), che racconta una storia agghiacciante con un’impassibilità incredibile, un’indifferenza spietata. Lo spettatore viene catapultato all’interno di un incubo plumbeo, gonfio di perfezionismo stilistico e accattivante. Nakashima utilizza un linguaggio cinematografico volutamente enfatizzato, sopra le righe, che catapulta la vicenda in una dimensione straniante, surreale. Il regista si diverte a essere rigoroso e geometrico, facendo sfoggio di una fotografia desaturata e di una serie di ralenti a ripetizione, che prolungano l’agonia visiva a cui si è sottoposti (molto ben diretta la sequenza in cui Naoki impazzisce con un coltello tra le mani).

Confessions si fa testimone dei topos del cinema nipponico contemporaneo, ovvero il malessere esistenziale di una gioventù lacerata tra mancanza di moralità e freni inibitori. E il risultato è un Rashomon (Rasho-mon, 1950) post-contemporaneo, nel quale la violenza non è solamente esibita, ma soppesata. Nakashima è brillante e ambizioso e il suo Confessions ne ricalca le doti.

Uscita al cinema: 9 maggio 2013

Voto: ****


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