Ora posso dirlo: se c'è una marmellata - amorevolmente dicendo - o più tecnicamente che da soddisfazione e resa è proprio la confettura di mele cotogne.
Lo so non sono facili da avere e quando mamma ci riforniva di barattoli e barattoli di confettura di mele cotogne, mi dicevo che tanto io mai e poi avrei avuto modo di farla...non avrei saputo dove trovarle.
Mai dire mai...ci ha pensato l'Azienda Agricola Marianna di Amedeo Testa facendomi omaggio di un bel cesto di mele cotogne.
Dura, pelosa, dalla forma più simile ad una pera, con il colore che ricorda il limone, tendente all'acidulo, la mela cotogna è dura da matti: compatta, affatto acquosa, faticosa anche solo da tagliare, poco adatta ad essere mangiata cruda, regala però una splendida gelatina rossa fuoco ed una confettura spaziale quando unita a diversi tipi di frutta.
Prima la gelatina o prima la confettura? Il mitico quaderno sottratto a mamma definisce la marmellata di mele cotogne "avanzo" , ma se questo è avanzo....magari fossero tutti avanzi 😉 !
E per spirito di contraddizione parto dalla confettura di mele cotogne - lascio al prossimoarticolo la gelatina - che nel mio caso è fatta con mele cotogne, uva nera, prugne (avrei mai detto di trovare ancora le prugne a novembre!), pere e succo di arancio.
Una di quelle marmellate che non richiede troppe attenzioni e pesature, libera la fantasia nella scelta della frutta e: si pesa la frutta, si aggiunge circa il 60% di zucchero: la mela cotogna ha tanta pectina, la mela cotogna ha la giusta acidità .
Ho letto che la leggenda vuole che la mela cotogna rappresentasse l'emblema di Venere, simbolo di buon auspicio e fecondità nei banchetti matrimoniali al tempo degli Dei.
Immaginate la confettura di mele cotogne su di una fetta biscottata la mattina o su di un pezzo di formaggio
Valutazione della ricetta