Comunemente definiamo come marmellata una preparazione semisolida prodotta dalla cottura più o meno lunga di frutta tagliata a pezzetti assieme a zucchero.
Ho letto però che, nel 1982, una direttiva comunitaria ha stabilito che solo composti ottenuti dagli agrumi possono essere venduti nell'Unione Europea con il termine "marmellata" mentre tutti gli altri vanno chiamati "confetture".
Poi ci sono anche le gelatine ottenute però dal solo succo della frutta e le composte che si distinguono dalle marmellate e dalle confetture per la maggior quantità di frutta rispetto allo zucchero (per legge superiore al 65%)
Ma torniamo a marmellate e confetture che in sintesi ho capito essere la stessa cosa e si ottengono dallo stesso procedimento solo che qualcuno ha stabilito che marmellata è solo quella di agrumi.
Di base, si taglia a pezzetti la frutta e si mette in cottura con lo zucchero, finché diventa cremosa, ovviamente con le dovute accortezze che non si attacchi, che il calore non sia troppo forte.
Quindi viene messa in vasetti di vetro ancora bollenti, tappati, capovolti, avvolti in un panno e lasciati raffreddare a temperatura ambiente. Questo procedimento creerà il sottovuoto per la conservazione evitando la formazione di muffe e di per sé sterilizza.
Meglio ancora è effettuare la sterilizzazione preventiva dei vasetti e coperchietti per almeno 5 minuti in acqua in ebollizione.
Si consuma, se riuscite ad aspettare (noi no) dopo qualche tempo.
In commercio esiste la pectina che aggiunta in cottura riduce i tempi di cottura perché velocizza l'addensamento: è come una colla naturale.
La pectina, ho letto, è un eteropolisaccaride, senza scendere nei particolare della chimica in sintesi essa è presente naturalmente nella frutta e svolge un effetto collante tra le molecole donando la croccantezza all'ortaggio. E' presente in quantità diversa nei vari frutti, mele e pere ne contengono di più.
Con l'avanzare della maturità perde il suo effetto.
Curiosità storiche
"Marmellata" deriva dal portoghese marmelo che significa mela cotogna (dal greco μελίμηλον "mela di miele")
Prima dell'avvento dello zucchero l'addensamento avveniva in cottura lenta solo per effetto della pectina. Non veniva usato nemmeno miele per dolcificare perché non era di uso comune.
Il termine "mela di miele" quindi, dato dai greci, deriva dal fatto che la mela cotogna in cottura si trasforma da frutto immangiabile, duro, dal gusto acerbo tramite la trasformazione degli zuccheri in qualcosa di dolce e dal profumo spiccato di miele.
Personalmente io la chiamo sempre marmellata, non so, la parola confettura mi lascia un sapore di ... industriale.
E voi? Cosa mi raccontate? Fate marmellate? Conserve di pomodoro? Altri pasticci?
Scrivo qui un promemoria, che serve più a me per ricordare e confrontare con le prossime stagioni, le preparazioni casalighe sono riuscita a fare finora:
Marmellata di mele alle erbe aromatiche 2 Kg ( 8 vasetti da 250gr )
Marmellata di mele cotogne 2 Kg ( 8 vasetti da 250gr )
Marmellata di pere 1,5 Kg ( 6 vasetti da 250gr )
Passata di pomodoro ( 8-10 vasetti da 250gr )