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Confidenze a merenda

Da Robedamamma @robedamamma

La Marmocchia ed io abbiamo ufficialmente aperto la stagione delle confidenze a merenda. Il tutto è iniziato qualche giorno fa di rientro dalla scuola materna:

Mamma, per merenda ci diciamo i segreti” fa lei con aria molto più che treenne. Che le rispondi? Puoi mica dire no grazie. E allora ti presti. Così davanti ad un caffè fumante e un succo alla prugna scatta il momento confidenze.

Dai mamma, raccontami, cosa ze che non va?”

Il caffè mi va di traverso. La guardo meglio per essere sicura di aver riportato a casa la giusta marmocchia.

“Ehm.. niente amore, perchè me lo chiedi?” rispondo sfuggente.

Dai mamma, dimmi la verità!”

La verità è che in testa ho un elenco lungo almeno qualche pagina di cose che attualmente non vanno, ma opto ugualmente per la versione marmocchio friendly: “Niente amore, davvero, va tutto bene“.

E il lavoro?”.

Ahia!

‘tt’a posto, amore non devi preoccuparti“, e un piccolo nodo m’insidia la gola.

Mamma a me puoi diVlo“, fa lei con la “r” altolocata e un’espressione che mi ricorda vagamente una scena di Hannibal Lecter.

“Ecco” rispondo con la voce un po’ rotta e capisco all’improvviso perchè la gente spende capitali per andare in analisi ”veramente la mamma non è molto contenta del suo lavoro”.

Eppekkè? Ti annoi?

Ma che glieli scrive lei i discorsi a Monti?

No amore, è solo che preferireri fare altro”

Tipo stare tutto il giorno con me?”

Tipo snorkeling a Santo Domingo, un cuba libre su una spiaggia deserta e assolata, shopping aggressivo, leggere quei dieci libri di cui mi scade il prestito fra una settimana, scrivere finchè mi vengono i crampi, una chiaccherata con un’amica, un vecchio film…

Sì, amore, tipo stare con te”.

“Ma allora non andare più a lavoro. Ci rimango io a casa con te. E giochiamo tutto il giorno alle principesse e poi facciamo le caccole con il didò e disegnamo il Gruffalò e il topino gioioso e…”.

Amore, sarebbe fantastico” (ah ah, fossi matta) “ma a lavoro devo andarci per forza“. La interrompo prima che la situazione degeneri e mi chieda di giocare a pettinare i bambolotti (pelati, tra l’altro) o dottorare l’intero harem di Barbie (che in realtà, porelle, avrebbero pure bisogno di un bel check up visto che l’altro giorno nella cesta dei giochi ho visto rotolare una testa e un paio di gambe).

Eppekkè devi andare per forza?”

Perchè altrimenti non mi danno i soldi per comprare le pappe, i giochi e fare tutte quelle cose bellissime che facciamo insieme”.

Pausa. Strizza gli occhi per via dell’intensa riflessione.

“Ba bè, mamma, se questo lavoro non ti piace, trovane un altro“.

Ok, ho la conferma. Scrive lei i discorsi a Monti.


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