Con il pieno appoggio di Sergio Marchionne, amministratore delegato del Gruppo Fiat, Bombassei sta facendo una campagna molto forte, critica anche l’articolo 18, che definisce senza mezzi termini: “uno dei principali motivi del perché in Italia non si investe abbastanza, è un freno che non fa sviluppare le assunzioni per i giovani. Dobbiamo rompere gli schemi e adeguarci alle nuove esigenze.” – Anche se lo Statuto dei lavoratori impedisce il licenziamento indiscriminato? - ” Secondo me l’effetto devastante dell’art. 18 è l’aspetto pscicologico, è quello che impedisce alle grandi imprese europee di investire, l’impossibilità di licenziare”.
Continua dunque la crociata sull’art.18, capro espiatorio dei mancati investimenti esteri, a parte che vorremmo veramente sapere se tali investimenti sono sconsigliati dall’articolo 18 o dalla mancanza di infrastrutture, dalla burocrazia asfissiante, dalla corruzione o dalla presenza di una criminalità organizzata che non ha eguali al mondo. Ma che l’Itali sia tacciata come l’Eden del licenziamento è puro vagheggiamneto.
Provi a ragionare come un lavoratore che ha subito una discriminazione, incalza Telese, le farebbe piacere essere cacciato? ” Abbiamo visto filmati di valige aperte con sottrazione di oggetti, esempi eclatanti di licenziamenti per giusta causa”…
E’ la voce delle donne, madri di famiglia e lavoratrici che con amarezza si fa sentire ai microfoni de La7 , Giuliana da 18 anni in azienda e che prima facendo i turni percepiva 1.900 euro al mese ora arriva malapena a 1.000 e testimonia, ennesima prova della decadenza della nostra civiltà, la distanza della politica, specie nel centro-sud, dai problemi reali. Si parla tanto della competizione globale, di innovazione, di cambio di sistema e poi nel silenzio totale dei sindacati e della politica si preferisce traslocare il profitto all’estero perché un operaio costa il 40% in meno e fa guadagnare di più che in Italia. Quando chiudono, oppure quando mettono in cassa integrazione o licenziano i loro dipendenti, le grandi aziende di solito giurano di non poter fare altro. E’ stata la crisi, dicono, a metterci con le spalle al muro. Ma in questi casi la crisi non c’entra nulla. Alla base c’è soltanto la voglia di aumentare ancora di più un profitto che è già bello grasso. La Golden Lady è un gigante nel settore delle calze femminili, e pagando ancora di meno il lavoro i profitti aumenteranno anche di più. Pensata, e subito messa in atto, senza tenere in considerazione che dentro alla produttività aziendale ci sono essere umani che pagano sulla proprie pelle le strategie di un guadagno maggiore. Un disastro civile oltre che sociale, perchè in questi esempi si va a colpire un anello che è già debole, quello dell’occupazione femminile.
Sentiamo continuamente parlare di ricostruzione per riqualificare l’Italia agli occhi del mondo e aziende floride e in attivo come la Golden Lady possono decidere di mettere a repentaglio la vita di centinaia e migliaia di famiglie e danneggiare profondamente l’economia del Paese solo per poter aumentare ancora di più i loro già ricchi profitti. E’ questo il vero scandalo su cui tutti co
E mentre la campagna elettorale per la successione al vertice di Confindustria entra nel vivo, con il duello fra il presidente uscente, Emma Marcegaglia, ed il vice presidente e candidato Alberto Bombassei, il dubbio ci assale, siamo sicuri che le fazioni che oggi si scannano sull’articolo 18, vogliano finalmente scendere sul pianeta Italia e parlare di cose concrete?