Molti creatori e sostenitori dei social media hanno sperato che le piattaforme come Facebook e Twitter avrebbero potuto produrre ambiti di discussione dove coloro con posizioni minoritarie potessero sentirsi più liberi di esprimere le proprie opinioni, ampliando così il dibattito pubblico con l’aggiunta di nuove prospettive per la discussione di tutti i giorni sulle questioni socio-economiche e politiche.
Pew Research ha condotto un sondaggio per verificare la fondatezza dell’ipotesi partendo dalle rivelazioni Snowden-NSA . Dai risultati pubblicati emerge come in realtà sia addirittura il contrario.
Secondo i dati forniti da Pew risulta che su Facebook e Twitter gli utenti sono stati anche meno propensi a condividere le loro opinioni che in molti ambienti face-to-face, ed infatti il titolo dei risultati dello studio è: “Social Media e la Spirale del Silenzio”.
Sia offline e online, le persone hanno dichiarato di essere più disposti a condividere le loro opinioni sulle rivelazioni Snowden-NSA se pensassero che il pubblico era d’accordo con loro. Emerge come se le persone erano socialmente più vicine, come, ad esempio, nel caso di coniugi o membri della famiglia, maggiore era la probabilità è che gli intervistati ritengono il loro parere abbinati. Aspetto che evidenzia come gli “amici” sul social network più popoloso del pianeta siano in realtà prevalentemente contatti deboli.
Da segnalare infine come Facebook e Twitter siano state per il caso Snowden-NSA [e per gli altri?] la fonte meno importante di informazioni, rispettivamente solo per il 15 ed il 3% del campione contro il 58% della Tv ed il 34% delle testate online. Elemento che apre a più di una riflessione sul ruolo dei social come fonte d’informazione.