Big mac - dal web
La capacità di confrontare è forse una delle caratteristiche che contraddistinguono la specie umana dagli altri animali. Nel momento in cui una scimmia più o meno pelosa, guardò due frutti appesi ad un albero e decise di scegliere il più succoso e buono, base alle sue esperienze precedenti, ricordando i mali di pancia che le aveva procurato uno, magari più colorato nei confronti di un altro apparentemente meno bello ma più nutriente, si è probabilmente staccato un ramo di discendenza che ha diviso definitivamente quello che poi ha potuto fregiarsi del nome di Homo sapiens, appunto un animale nuovo, che ragiona, che pensa e sceglie. Ecco che questa caratteristica si è poi sempre di più affinata attraverso i millenni e ha fatto del confronto e della successiva scelta la base della nostra civiltà. L'importante è certo poter continuare a scegliere, cosa che non è consentita a tutti. A volte poi è difficile decidere, perché l'oggetto in questione, dotato di vita propria, è diventato furbo e astuto, conscio della possibilità di essere scartato e quindi si è attrezzato con bei modi e lusinghe al fine di ingannare chi è lì, perplesso ed indeciso; ma in altri casi proprio la differenza è così tanta, così esageratamente a sfavore di una delle due parti da rendere incomprensibile il dubbio stesso. Ieri, ad esempio, che grande spettacolo. Da una parte vedere lo stereotipo stesso della serietà, della competenza e della correttezza, un mostrare insieme autorevolezza e comprensione dei problemi, saper dire le cose come stanno senza dare illusorie aspettative o nascondere le difficoltà reali che altri, colpevolmente, nella propria brama di razzia hanno provocato.Un mettersi a disposizione per continuare un lavoro che riesca a portare a una soluzione attraverso una strada difficile e faticosa, ma anche unica, perché non ci sono scorciatoie per arrivare ad uscire da quella stretta porticina di un inferno in cui altri, indecenti, ti hanno cacciato ed ora dan la colpa ad altri e dopo aver fatto il disastro vogliono tornare a risolverlo con le stesse armi che lo hanno provocato. Un mostrarsi credibile a quelli a cui, volente o nolente dovrai andare a chiedere, per poterli convincere a non strangolarti, perché altri hanno messo loro in mano il cappio che ti stringe il collo ed ora ti vengono a raccontare che avevano già capito tutto. Un sapersi mostrare ragionevole e non iroso verso coloro, spesso primi responsabili del disastro che ti insultano e ti deridono, ansiosi solo di ritornare alla greppia o di condurre la mandria verso inesistenti pascoli celesti. Dall'altra invece, lo squallore della continua menzogna, dell'imbonimento da piazza, dell'insistito disprezzo verso l'altro. Senti pronunciare parole come "morale" da chi le ha ormai cancellate da tempo dal suo vocabolario e non dovrebbe neppure essere autorizzato a ripeterle, vedi con orrore il siparietto della vellicazione delle prurigini più basse della plebe, odi promesse sempre uguali, alcune sempre poi disattese, altre foriere del disastro già una volta provocato eppur così ricoperte di giulebbe per apparir appetitose solo a branchi di scimmie ammaestrare a ingozzar la pancia nell'immediato. Una mancanza di vergogna che offende ad ogni richiamo alla verità, costruendo fantasiose teorie nel disperante tentativo dell'ultimo inganno. Sembra così facile scegliere, par non si ponga neppure il problema. Invece forse non è così. Tra un grasso e colorito hamburger surgelato, malamente ricondizionato e ricoperto di mostarda, maionese e ketchup e un piatto di pasta, ceci e fagioli con un filo d'olio, qualcuno sceglie ancora il primo. Forse il genere umano sta di nuovo dividendosi in due specie diverse.
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