Si tratta per molti versi di congetture, molte delle quali si fondano su un’ipotesi non remota, ovvero quella dell’esistenza di un’anima (o qualcosa di simile) che trascenda il puro corpo fisico. Congetture che diffcilmente molti di noi avrebbero affrontato se i cieli una volta azzurri non fossero stati trasformati in bianchi sudari sotto i quali giace avvelenata la nostra amata Terra. Forse alcuni scenari qui prospettati sono troppo pessimisti, ma i tempi in cui viviamo sembrano giustificare simili pensieri. Speriamo sempre che la realtà possa essere migliore, ma è difficile, molto difficile, conoscere la realtà in un campo così intricato.
Certo le anime potrebbero anche avere il dono dell’ubiquità, una volta non vincolate al piano fisico, ma viene anche il sospetto che l’anima che si distacca dal corpo trovi ad accoglierla delle false ombre, come se venisse introdotta in una particolare forma di realtà virtuale, una sorta di Truman show ultraterreno.
Da una lettura disincantata del libro Ricordi dell’aldilà traspare una situazione ben poco idilliaca, con le anime che appaiono spavantate all’idea di reincarnarsi, con delle guide che insistono affinché le anime entrino in un nuovo corpo, guide che sembrano addirittura manipolare le coscienze animiche affinché si convincano a fare nuovamente quel “grande salto”.
Tutto ciò si collega a quanto affermano alcuni ufologi secondo i quali le stesse esperienze di pre-morte sarebbero dei sofisticati inganni per opera degli Arconti (o chi per loro). Servirebbero a circuire il defunto che, vittima di plagio, deciderebbe di incarnarsi in un altro corpo per continuare ad essere usato come “dispensa di cibo”. Anche alcuni filosofi gnostici la pensavano così. Dunque le domande sono almeno due e sono domande abissali: dopo la morte fisica, ci si libera dalla sofferenza o si è risucchiati nel samsara? Esiste il libero arbitrio ab origine o no?In fin dei conti la morte potrebbe essere un ponte verso altre esperienze non necessariamente gioiose, ed altre prove ci potrebbero attendere una volta sfuggiti a quella che qualcuno chiama “la prigione dell’anima”. Che sia una coincidenza oppure no, Il libro dei morti dell’Antico Egitto allude ad un difficile percorso che l’anima del faraone deve affrontare una volta giunto nell’aldilà.
Ed un problema fondamentale che risulta implicito in quanto scritto prima, è la piena consapevolezza dell’anima nel mondo ultraterreno, che potrebbe essere soggetta a diversi tipi di manipolazione in maniera non troppo dissimile da quanto avviene alla mente umana sul nostro pianeta. In effetti nel libro Lo yoga tibetano del sonno di Tenzin Wangyal Rinpoche viene riferito che essere coscienti nel sonno è la sola via per imparare ad essere pienamente cosciente in quella fase della vita dell’anima che succede alla morte del nostro corpo.
Se davvero questo fosse il (triste) quadro della realtà più profonda che soggiace all’esistenza in questo mondo fisico, non è peregrina l’idea è che l’attuale battaglia che si svolge sulla terra e intorno alla terra (in cui potrebbero essere coinvolte esseri viventi ed entità animiche anche non umane e/o non terrestri) possa avere radici occulte nel tentativo delle forze arcontiche di tenersi stretto questo recinto di “bestiame”, questa riserva di esseri cui spremere l’energia di cui si nutrono.