Le esplosioni a catena in un deposito di munizioni della caserma di Mpila, avvenuta lo scorso 4 marzo,hanno messo in ginocchio la popolazione locale, che è stata privata nella maggior parte dei casi, addirittura della propria abitazione.
Abitazioni, che in loco sarebbe meglio denominare rifugi più che case, in considerazione della manifesta povertà che, per quanto dignitosa, esse trasudano dalle pareti.
Già in precedenza la realtà di Mpila e un po' di tutto il Paese è stata, a ritmo ricorrente, funestata da epidemie di colera e di morbillo per assenza di qualsiasi forma di prevenzione.
I bambini,infatti, muoiono qui come mosche nell'indifferenza generale e le donne partoriscono senza alcuna assistenza, mettendo di continuo a rischio e pericolo la propria vita e quella del nascituro.
Ed è purtroppo cosa nota.
Certamente la gente del posto in generale non resta indifferente e si aiuta come può.E chi ha, offre anche il poco che possiede a chi non ha. Ma non basta.
Scatta insomma, e questo è bellissimo, quella solidarietà umana che, anche nei momenti difficili, ci fa ricordare che la persona è anzitutto dignità che va rispettata.
E lo si vede tra gli accampati che, dovendo scegliere chi soccorrere con le loro modestissime cose, privilegiano sopratutto i bambini.
Acqua, disinfettanti e medicine rimangono tuttavia l'emergenza primaria.
Senza acqua, si sa, si dà esca ad ogni forma di epidemia e la situazione rischia di complicarsi ulteriormente.
Ma in Congo Brazzaville c'è una classe politica ingorda e indifferente a questo genere di problematiche,che guarda da sempre esclusivamente al proprio utile attraverso affari vantaggiosi e redditizi con il resto del mondo.
Presidente-despota in testa, rieletto nuovamente, e da poco, per un nuovo mandato.
E l'opinione pubblica internazionale ?
Quella sonnecchia o volge il proprio capo altrove, essendo in tutte altre faccende affaccendata.
Adesso poi possiede anche una vasta gamma di alibi tra cui scegliere.
Tra l'altro i "media" in Occidente non si sprecano troppo in questo genere di racconti. Intristiscono, essi sostengono.
E allora?
Può bastare dare il compito di togliere le castagne dal fuoco ai soliti organismi umanitari oppure a soggetti caritatevoli ,comunque disponibili in virtù degli aiuti d'emergenza?
Finita l'emergenza è più che evidente che si ritornerà punto e a capo,se non si sarà fatta la dovuta pressione sui politici locali per tentare,anche nel poco e nel piccolo, la risoluzione di quelli che sono gli enormi problemi strutturali, che il Congo Brazzaville presenta.
Se il Paese non fosse una caserma a cielo a perto ,a causa della presenza dei militari francesi, se le ricchezze del suolo e del sottosuolo venissero sfruttate per lo sviluppo interno e per il benessere della collettività,la musica potrebbe e sarebbe molto diversa.
Questa è una semplice verità ma scartata da subito e riservata agli utopisti filantropi, perché non conviene al "potere", quel potere "forte", di cui dice bene il nigeriano Soynka, che indossa, sotto ogni cielo e di volta in volta, la maschera più idonea al contesto e alla situazione.
Chiamiamola "politica", "religione" o "ideologismi" è sempre la stessa cosa.
E' quella che consente al potere consolidato di non perdere mai il proprio "status".
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)