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Conor's Way

Creato il 03 giugno 2013 da Ninapennacchi

Conor's Way

"When Elroy moved to his own corner and scowled at him across the ring, Conor just leaned back against the ropes and gave the other man a deliberately provoking smile. [...]

"Irish son of a bitch," Elroy snarled.

(Laura Lee Guhke, "Conor's Way")

Ambientato in Lousiana nel 1871 e, tramite flashback, nell'Irlanda tra gli anni 1846 e 1867, Conor's Way è un libro bellissimo. (Non lasciatevi sviare dalla copertina.)

(Come dite, lo prenderete proprio per la copertina?)

Non è tradotto in italiano: lo stile del romanzo è semplice, per cui se leggiucchiate in inglese provate a darci un'occhiata. La Gurhke non usa paroloni o frasi involute; inoltre, con il suo ritmo musicale e scorrevole, vivido e diretto, vi immergerà completamente nella lettura.

Conor, il protagonista maschile, non è un supereroe. Anzi è, letteralmente, un perdente. Lo scopriamo tramite i flashback molto incisivi che ci mostrano il suo passato. (Piccola nota: i flashback, vi diranno tutti i manuali di scrittura creativa, andrebbero evitati come la peste. Da qui la vera e unica regola da ricavare: non esistono regole nette in scrittura.)

Conor ha paura degli impegni e, a differenza di molti eroi da romance, ha delle ragioni più che valide per pensarla così. La sua storia vi chiederà un contributo emotivo non indifferente; ma ci sono libri che affrontano drammi senza essere patetici, e Conor's Way è uno di questi. Il motivo è nella citazione che ho riportato a inizio post-nel sorriso che Conor si stampa in faccia prima di prendere un cartone sui denti.

"Conor remembered the first lesson he'd ever learned in life. No matter what happens, act like you don't give a damn."

Mi ha ricordato un po' le parole di quella canzone, avete presente?

andare incontro a un calcio in faccia

sembra quasi che ti piaccia"


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