Ti svegli la mattina alle 6, felice di poter dormire ancora venti minuti. Chiudi gli occhi. Li riapri e il tuo istinto sta già facendo suonare l'allarme stile Lost 3^ stagione. BAM!BAM!BAM! E infatti. Il cellulare è morto e con lui la sveglia. Sono le 6.55, SOLO 35 minuti più tardi del previsto. NUOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Un secondo per mettere il cervello in modalità robot e pensare alle cose fondamentali: ma cazzo proprio oggi che dovevo mettermi giù da corsa, ok ce provo a prende 'sto treno, ho sette minuti, grazie a dio ho dei trucchi di emergenza in ufficio, grazie a dio ho lavato i capelli ieri sera. In sette minuti riesco solo a vestirmi mettermi il fondotinta agguantare la borsa con le scarpe per la sera un paio di matite per gli occhi prendere le chiavi della macchina il morto cellulare e inserire la prima seconda terza quarta e facciamo anche quinta. Poi è tutto un: lèvati stronzo che perdo il treno, non capisco la gente che ammira il paesaggio alle 7 del mattino, ora ricordo perché parto prima la mattina per evitare gli stronzi in giro a 25 all'ora come te, muori bastardo, se mi faccio male perché ti supero in curva giuro scendo e te meno. Arrivo in anticipo al parcheggio, condizione fondamentale per non dover lottare con le altre gazzelle pendolari, mi pettino con il pettine di emergenza della borsa, nodo ahi! nodo ahi! nodo ahi! Realizzo che la vita di un uomo è molto più semplice. E si dorme di più.
Salgo sul treno, ma il mondo è diverso senza una caffettiera da due in corpo, mi sembra di uscire dall'effetto di una qualche sostanza psicotropa, i suoni mi arrivano distorti. Condivido la mia sfiga mattutina con le amichette del treno, che mi dicono: "Sei a posto come tutte le altre mattine" Ora non realizzo bene il senso della frase, l'ho detto che non ho bevuto il caffè? Più tardi ci tornerò sopra.
Scendo dal treno, prendo la metro e compare il primo raggio di sole della giornata: la Casa dei golosi, inventata per me da Babbo Natale. Unico raggio di luce nel Bronx milanese dove lavoro, ha appena aperto (e secondo me, appena fa i soldi, se ne va in un quartiere migliore) e oltre alla frutta esotica, da cui mi tengo lontana dopo le allucinazioni da indigestione di frutto della passione e perché sono favorevole al chilometro zero, ci sono i muffin più buoni del mondo. Spero che li facciano lì, perché il chilometro zero in questo caso può andare bellamente affanculo. Esclamo: "Garcon, un caffè doppio subito!" "Altro?" "
Con una buona dose di caffè (e un mega muffin) in corpo la giornata inizia a prendere forma. Arrivata in ufficio mi fiondo in bagno con il kit di emergenza: mi lavo i denti e mi trucco. Ok, confesso che le mie gote colorite ieri erano dovute all'ombretto. Vi giuro che il mini vaporizzatore che ho preso da Sephora mi ha salvato la vita. Lo riempi del profumo che vuoi, lo lasci in ufficio e ogni volta che vuoi hai il tuo profumo preferito a portata di mano, senza avere bisogno di due flaconi, di cui uno non lo finirai mai. Poi il solito tran tran, a parte Agly, la collega amica dell'aglio, che da tre giorni soffia alla mia sinistra alitate di morte su di me. Per fortuna potevo inspirare il profumo dai miei polsi! Alle 16 il mio cervello, tra le nuvole di aglio, si riprende. Yeeeeeeeeeeeeeeeeeep!, frenata brusca. Mi torna alla mente il commento sul treno questa mattina. "Sei a posto come tutte le altre mattine". Detto da due donne, non stronze, non invidiose. Quindi A) volevano rassicurarmi o B) i 20 minuti che passo a restaurarmi ogni mattina SONO BEATAMENTE INUTILI e potrei occuparli meglio. Dormendo, per esempio.
Alle 18 si esce in gregge con le colleghe direzione centro. Mi sono messa le scarpe da battaglia, tacco, zeppa e chi più ne ha più ne metta. Si ricomincia: arrivo al negozio si fa un giro per vedere la collezione ci si fa vedere dal capo dal capo del capo da tutti i colleghi possibili dai fornitori baci e abbracci, si beve qualcosa ma non troppo, si mangia qualcosa di indefinibile e molto piccolo, si ascolta la musica, quattro cazzate con le colleghe, si sta in piedi ferme il più possibile perché le scarpe consentono un numero limitato di passi. Quando alle 20.30 decido di andarmene, le scarpe protestano, e allora di nuovo modalità robottino: non pensare e cammina. Un passo dopo l'altro arrivo in metro, poi sul treno, dove cerco di fotografarmi le scarpe per voi, ma il pavimento verde del vagone ucciderebbe anche un paio di Louboutin. Mi addormento all'istante, ma mi sveglio al momento giusto. Scendo alla mia fermata, guido verso casa come una pazza. Faccio registrare il record della pista e in meno di 20 minuti sono a casa e ho già fatto la doccia. Sono le 22.
E qui, nella tranquillità della casa paterna, mi rendo conto che faccio tanto la figa che lavora a Milano, vado ai cocktail, mangio finger food, socializzo, faccio cose, vedo gente, ma alla fine, alle dieci di sera, è aprire la porta di casa al Paesello, sentire il calore mentre fuori si gela, vedere Madre Mordo che ricama (a suo modo, ma ricama) a riappacificarti con il mondo. Mi ritrovo a mangiare l'unica cosa disponibile (apprezzandola pure!): un piatto di pastina.
Pastina, questo sono e questo ritornerò.