Non sappiamo più quante ere tecnologiche sono passate dal 1995, quando nell’industria automobilistica si redigevano le «memorie tecniche». Erano queste delle trascrizioni di conoscenze procedurali elaborate da comunità di pratiche nel lavoro quotidiano, rilevate da osservatori su routine consolidate, per catturare la sapienza degli operatori, correggerla e completarla, in modo da dare una base uniforme di abilità e spingere i team di produzione a integrare flussi di dati e di attività nei processi aziendali.
Il processo produttivo e il sistema di governo erano in sequenza e rendevano necessari interventi gerarchici di cambiamento in relazione alle dinamiche ambientali.
Il processo decisionale richiedeva un certo numero di iterazioni, approssimazioni e aggiustamenti successivi per arrivare a una soluzione, che fosse l’output di un insieme di cicli. Crescevano i costi e non di rado l’andamento dei processi rinunciava al pieno aggiungimento degli obiettivi prefissati e realizzabili.
Le nuove tecnologie dell’informazione hanno messo in sinestesia flusso delle informazioni, decisioni e operatività. Hanno trasformato i ruoli di coordinamento in ruoli di assistenza e supporto all’operatore, che lavora in un team e possiede le competenze e le responsabilità per migliorare gli obiettivi condivisi.
Per la comunicazione e l’apprendimento continuo il videogioco «Child of Eden» può essere un efficacissimo simulatore, che fa sperimentare le tecnologie a supporto delle azioni individuali e collettive nelle reti di operazioni e governo dei flussi aziendali.
Il videogioco è stato creato da Tetsuya Mizuguchi, sviluppato da QEntertainment e pubblicato da Ubisoft. Gira su Xbox 360, PS3 e sarà compatibile con Kinect.
L’azione si svolge tra due secoli in un universo diventato una gigantesca rete, in cui l’umanità è minacciata, tutto ruota intorno a Eden, il futuro di Internet, dove sono conservate le esperienze degli uomini nati e cresciuti sulla Terra, ma ormai lontani nella maggior parte. L’obiettivo del gioco è di salvare Lumi, una creatura del XXI secolo, la prima nata nello spazio.
Quando le esperienze di Eden cominciano ad essere dimenticate, a distorcersi e ad oscurarsi a causa di un virus, arriva il momento di giocare, navigando nei cinque mondi di questa Rete futura per ripulire il sistema e rigenerarlo.
Il videogioco trascina il giocatore dentro mondi sontuosi e impressionanti, fatti di mastondotiche creature acquatiche, che fluttuano leggiadre in un universo di luci azzurrine e motivi floreali, accompagnati da piogge di petali e da complesse strutture meccaniche in continuo movimento.
«Child of Eden» è una sorta di commistione tra uno sparatutto e un gioco musicale, un «rhythm action game» che unisce sonoro, visione e tatto in un’esperienza impressionante e memorabile. Usando le due armi disponibili, il giocatore deve eliminare tutti gli elementi estranei a Eden e deve farsi sfuggire il minor numero possibile di minacce per conquistare il miglior risultato.
Strutturato su cinque livelli, corrispondenti ai cinque mondi, servono più partite per oltre una dozzina di ore,con un coinvolgimento crescente in situazioni stupefacenti, che danno un’esperienza eccezionale. Le trovate del creatore colgono sempre aIla sprovvista il giocatore, che non sa mai cosa può aspettarsi.
E’ un gioco adatto a persone con spiccata sensibilità artistica, orientate al nuovo e al rischio, pronte ad approfittare di sensazioni differenti dagli altri videogiochi per imparare ad andare al nocciolo delle esperienze, a manutenerle e a scambiarle con altri, come è ormai assegnato ai team aziendali, responsabili di obiettivi, progetti e business.
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