Magazine Palcoscenico

Considerazioni in dieci ottavi

Creato il 25 ottobre 2012 da Giannigins
Considerazioni in dieci ottavi
Caro Lettore,
m’intreccio a te, oggi, con un pensiero strano. Me ne sto tranquillo nella prova dell’OMA, col mio clarinetto basso tra le mani, quando mi scuote uno strano sfarfallio. Niente di male: è un pensiero e se sfarfalla è una buona cosa. Ma è “strano” e la faccenda m’induce in tentazione. Mi distraggo, guardo alla mia destra e vedo Natalia, energica clarinettista con un po’ d’Argentina nel sangue. Guardo alla mia sinistra e m’accoglie il sorriso di Danny, sassofonista dal timbro Svizzero. E io lì, nel mezzo, come il cuscinetto di una delle chiavi del mio clarinetto. Fin qui niente d'anomalo: in un’orchestra multietnica certe vicinanze devono accadere per forza di cose. Anzi: c’adoperiamo proprio perché accadano! Ma non distrarti perché questa è solo una parte dello sfarfallio del pensiero che sto sottoponendo alla tua attenzione.
Il brano che ho sul leggio - e che stiamo infilando nel repertorio dell’Orchestra Multietnica di Arezzo - è un inconsueto 10/8 (dieci ottavi) - inconsueto per noi occidentali - che, nella pratica, si legge 3+2+2+3. Se vuoi 3+4+3. Capisci lo sfarfallio? Ancora un cuscinetto! Ed è lì che si posa la farfalla: io, non solo italiano ma toscano da imprecisate generazioni, un po’ come questo mio posto in orchestra e come il 10/8 che suono, m’avvicino a quei 2 classici, tranquillizzanti, domiciliati, accompagnati e custoditi da entrambe la parti da dei 3 salterellanti, ludici e viandanti.
Il pensiero con le sue ali di farfalla, ti dirò, m’ha fatto sorridere e poi ingrigito in un velo di nebbiosa malinconia: ma se ogni cultura, anziché ai confini, s’immaginasse al centro di un comodo cuscinetto - un 10/8 in potenza - e realizzasse che è dai limiti al proprio fianco che nascono riconoscimento, protezione e preziosità, rotolando il mondo simile a una palla, ogni cuscinetto esistente su questa Terra, con le proprie diversità, non avrebbe i suoi propri protettori perdendo quell’attanagliante senso d’insicurezza che trafigge?

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