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Vi siete mai sorpresi a pensare a quello che ci viene tolto ogni volta che l’informazione o il dibattito pubblico vengono ridotti alla minuziosa e ossessiva narrazione dei tanti monotoni fenomeni di malcostume, di corruzione, di indegnità di politici o amministratori vari? Ogni volta che l’attenzione e l’interesse di tutti vengono requisiti in tal modo? Certo, quei fatti non possono passare sotto silenzio e devono essere gridati dai tetti! Certo, occorre sanzionare pubblicamente comportamenti inaccettabili di uomini di potere, cui abbiamo – abbiamo! - affidato la guida della cosa pubblica. Certo, occorre alzare barriere immunitarie contro patologie della convivenza sociale. Certo, occorre fare argine, tutti, insieme, contro comportamenti arroganti, esibiti, senza vergogna, alla luce del sole. Ma, - giacché, fenomeni simili, si possono osservare, se si vuole, anche solo alzando gli occhi intorno a noi, o tra di noi! - è proprio necessario, e utile, ridurre la comunicazione pubblica e la conversazione collettiva alla descrizione dettagliata di corna, banchetti, orge, truffe, malversazioni e ruberie di questi personaggi di terz’ordine? Alla fine, questi ultimi ne escono quasi come novelli protagonisti di romanzi, con la loro piccola dose di “gloria”, comunque guadagnata e qualunque sia il suo tanfo! Tanto, oggi ci sono venditori e compratori di ogni genere di merce! Dunque, è proprio necessario che pagine di giornali, spettacoli televisivi, siti internet, blog , e altre forme di comunicazione, virtuale o meno, si debbano trasformare in chiacchiericcio di comari in un cortile d’estate? Pronti ad assumere come unico oggetto d’interesse, e di analisi approfondite, l’ultimo “caso” “offerto”, - chissà da chi e perché - come un osso per cani famelici? È proprio necessario essere in sintonia con l’attualità fino a questo punto? E poi…cos’è veramente attuale? Purtroppo oggi non è più vero, come pensava Hegel, che per conoscere il proprio tempo basta leggere i giornali! E allora, è davvero utile e produttivo piegare la propria attenzione, la propria mente, la propria energia spirituale e intellettuale, la propria “indignazione”, a questo genere di vicende? Non è più utile domandarsi cosa si “perde” in questo modo? Di cosa ci privano? Di cosa siamo derubati? Cosa ci viene tolto? Che cosa conviene cercare e sapere? Lo scrittore Saviano ha detto, recentemente, che questo primato, offerto ai vari scandali, serve a far passare in secondo piano le attività e le strategie mafiose che intersecano la nostra vita e la nostra società. Ed è vero! Ma, non è altrettanto vero che, in questa forma di sport nazionale, per cui tutti gli italiani si affannano intorno all’ultima vicenda scandalistica, proposta dai media, come l’unico argomento di cui discutere dovunque, si compiono un livellamento “in basso” dei cittadini e un degrado della comunicazione collettiva? Non è forse vero che così viene tolto spazio ad altre dimensioni, ad altre notizie, ad altre urgenze e ad altri bisogni umani? Non è forse vero che l’allenamento a discutere solo di queste vicende impoverisce la conoscenza, la dialettica, le relazioni, il dialogo, le emozioni? È come se tutti si addestrassero, a scuola, soltanto a disegnare le “asticelle” o a scrivere le lettere dell’alfabeto! Dov’è lo spazio o la concentrazione - o il silenzio! - per “altro”? Per un altro “sentire”, un altro “desiderare”, un altro “volere”, un altro “sguardo”! Come si fa a uscire dalla “stupidità” dei nudi, e seducenti, fatti? Come si può sfuggire dall'essere solo casse di risonanza telecomandate? Come si può evitare l’appiattimento delle personalità e della capacità di creare, di indagare, di ricercare, di domandare, di immaginare, di ascoltare, di progettare una vita? Come si può impedire che la cultura diventi mera opinione pubblica? Come si può preservare la propria abilità a porre questioni di senso del vivere individuale o dei fini di una convivenza? Troppo inattuale tutto ciò?
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