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Considerazioni libere (166): a proposito di zingari...

Creato il 19 settembre 2010 da Lucabilli
In questi giorni tanti amici di Facebook hanno messo nelle loro bacheche questa famosa poesia di Bertolt Brecht. E hanno fatto bene.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.

E' un modo civile per protestare contro la decisione del governo francese, prontamente sostenuto da quello italiano, di avviare una campagna di espulsioni dalla Francia di cittadini di etnia rom. Ho già affrontato il tema - nella "considerazione" nr. 154, per la precisione - si tratta evidentemente di un provvedimento, oltre che ingiusto, non efficace dal punto di vista della sicurezza, ma necessario a Sarkozy per cercare di riguadagnare popolarità presso l'opinione pubblica. Come è già stato detto in più occasioni e da voci ben più autorevoli della mia si tratta di una decisione profondamente ingiusta perché prevede l'espulsione di persone dal suolo francese non su base di provati motivi di ordine pubblico a carattere individuale, ma in base unicamente all'appartenenza a un gruppo etnico.
In Europa i pregiudizi contro gli zingari ci sono sempre stati, come ci sono sempre stati verso gli ebrei e le minoranze, ma nelle società contadine la loro capacità di allevare i cavalli e di lavorare i metalli faceva sì che i rom avessero un loro posto nell'ordine economico e sociale - uno degli ultimi certo, ma comunque un posto. Quando queste loro capacità non sono più servite, sono rimasti i pregiudizi, aggravati dal fatto che per molti di loro l'unica forma di sussistenza è stata la beneficienza e l'elemosina e per troppi la delinquenza e la prostituzione. Quindi sono nati ai margini delle grandi città - ma non in tutta Europa, perché esempi migliori ci sono - in maniera più o meno tollerata dalle amministrazioni, campi nomadi, che da un lato hanno esasperato chi già abitava in quei luoghi, spesso appartanenti alle fasce più deboli della popolazione, e dall'altro lato hanno favorito i criminali che ci sono tra gli zingari, dando loro l'occasione di poter reclutare sempre nuovi giovani nelle loro bande. E' oggettivamente molto probabile che un giovane rom che è stato sempre respinto dalla società accetti di far parte di una banda per trafugare il rame o per spacciare droga o per commettere furti negli appartamenti.
Non in tutti i paesi è avvenuto questo. In Grecia ad esempio, anche con l'aiuto delle amministrazioni pubbliche, i rom sono diventati commercianti ambulanti, garantendo la fornitura di generi alimentari e di prima necessità ai villaggi e alle case sparse in quel territorio montuoso, dove i trasporti sono difficoltosi e la mobilità delle persone, specialmente anziane, molto complicata. Queste famiglie non vivono nei campi; certo esistono ancora pregiudizi nei loro riguardi, ma non è un problema sociale così diffuso, come in Francia, in Italia o in Spagna.
Il problema degli zingari è molto complesso e francamente non basta scandalizzarsi, non bastano i buoni sentimenti. Anzi i buoni sentimenti, gli appelli all'integrazione non servono né alla causa dei rom né a convincere la maggioranza delle persone che, al di là delle proprie convinzioni politiche, ritiene giusto agire con durezza verso gli zingari. Per troppi anni in Italia, per l'influenza della dottrina cattolica da un lato e delle idee di sinistra dall'altro, è stato prevalente un atteggiamento che possiamo definire buonista - benché questa parola non mi piaccia molto, mi pare renda abbastanza bene l'idea. Pubblicamente si difendevano i diritti degli zingari, trovando giustificazioni anche per chi tra loro commetteva reati, privatamente si continuavano a coltivare dei pregiudizi. Questo atteggiamento ha portato a cercare di nascondere il problema, delegando di fatto al volontariato e alle reti delle parrocchie l'aiuto delle famiglie degli zingari e sperimentando l'integrazione unicamente nelle scuole, con insegnanti spesso impreparati a questo compito. E gli amministratori hanno, un po' furbescamente, cercato di assecondare la maggioranza dei loro concittadini, cercando di non avere il "problema" sul loro territorio, magari scaricandolo su quello vicino.
Non esistono "ricette" per affrontare il problema, ma sicuramente né le false e ipocrite politiche di inclusione né le semplici politiche di repressione servono ad affrontare il problema. Bisognerebbe davvero perseguire chi commette reati, agendo con durezza, ma allo stesso tempo bisognerebbere togliere a chi delinque la possibilità di reclutare nuovi delinquenti; per questo occorre chiudere i campi rom e dare occasioni ai ragazzi che lo chiedono di fare una vita diversa, dignitosa. Loro ce lo chiedono, se abbiamo la voglia di ascoltarli.

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