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Considerazioni libere (310): a proposito di storia delle primarie...

Creato il 05 ottobre 2012 da Lucabilli
Credo di poter parlare di primarie con qualche cognizione di causa, diciamo come una "persona informata dei fatti", perché nel 2005 io c'ero. Quell'anno - era il 16 ottobre, per la precisione - il centrosinistra, che allora si chiamava Unione - e il nome suonò paradossale già poco tempo dopo - fece le prime, e finora uniche, elezioni primarie per scegliere il proprio candidato alle elezioni politiche che si sarebbero tenute la primavera successiva. Parteciparono Prodi, Bertinotti, Di Pietro, Mastella, Pecoraro Scanio, Scalfarotto - che è poi diventato Scalfarotto, facendo una resistibile carriera tra le seconde file del Pd - e Simona Panzini, una candidata no global, che per parecchio tempo non fece neppure vedere il proprio volto, per significare che chiunque del movimento poteva essere al suo posto. E comunque - a onor del vero - Panzini non era neppure la candidata più strana di quelle primarie. Al di là del folklore di molti dei candidati, quelle primarie furono un successo politico, parteciparono oltre 4 milioni di elettori, al di là delle previsioni che erano state fatte nelle segreterie dei partiti. Al di là dell'ironia, quelle primarie furono una manifestazione politica importante, riuscirono a mobilitare moltissime persone, furono un elemento decisivo per portare alla vittoria, seppur di misura, il centrosinistra alle politiche del 2006. Qualche regola c'era già allora, i seggi furono organizzati con un certo metodo e chi si presentava a votare doveva dichiarare la propria adesione al centrosinistra; purtroppo, visto che i partiti non si fidavano gli uni degli altri, quell'albo di elettori rimase sempre segreto, perché i Ds e la Margherita non volevano mettere a disposizione dei partiti più piccoli quel patrimonio di nomi e di indirizzi, che così nessuno utilizzò e quei nomi andarono purtroppo "persi"; così eravamo in quel tempo e naturalmente poco dopo la coalizione finì.
Comunque, per tornare alle primarie, la storia, come noto, non si fa con i se, ma probabilmente senza le primarie non saremmo riusciti a vincere. Quell'appuntamento servì al popolo del centrosinistra per sentirsi di nuovo unito, dopo la rottura dell'alleanza tra l'Ulivo e Rifondazione che portò alla caduta del primo governo Prodi nell'ottobre del '98 e diede speranza a tanti elettori che non ne potevano già più di B. e del sua accolita e speravano che ce ne saremmo liberati; mentre sarebbero tornati e forse torneranno, ma questa è un'altra storia. Le primarie quindi furono molte cose, ma certamente non furono il modo con cui il centrosinistra scelse il proprio candidato. Il candidato era già stato scelto, era Prodi, ne erano consapevoli e lo avevano scelto sia i partiti maggiori della coalizione sia i partiti minori che presentarono i loro candidati di bandiera. Purtroppo, ben presto, soprattutto per responsabilità dei prodiani - una setta iniziatica di devoti al loro capo e da lui beneficiati con prestigiosi incarichi di governo - si cominciò a costruire il mito delle primarie. I prodiani, con la perseveranza dei testimoni di Geova, hanno spiegato in ogni occasione che le primarie erano state un grande momento di democrazia partecipativa, in cui i cittadini avevano scelto il loro candidato. Come noto, le bugie, a forza di essere ripetute, diventano verità. E così è nato il mito delle primarie, che ha avviluppato e strozzato il dibattito politico all'interno del centrosinistra, ne ha condizionato le scelte, ha portato alla nascita stessa del Pd.
Come noto le primarie sono state poi variamente utilizzate. Per due volte sono state usate per eleggere il segretario del partito, e io facevo già un altro mestiere. A me questa è sempre parsa una bizzaria: in qualsiasi associazione sono i membri di quell'associazione a scegliere chi li deve rappresentare e non delegano questa funzione ad altri; il Pd invece fa così. Poi le primarie sono state usate per scegliere i candidati in alcune elezioni locali: in qualche caso chi ha vinto le primarie è stato il candidato giusto - il Pd milanese, sbagliando, non avrebbe mai candidato Pisapia (fece perfino la genialata di candidare Ferrante, pensate voi) - in altri casi chi ha vinto le primarie è stato un candidato inadatto, come Del Bono a Bologna - uno della setta prodiana, per inciso - in altri casi le primarie sono state un disastro, come a Palermo e a Napoli, in quest'ultima città il risultato è stato perfino "congelato", per carità di patria. E questo tra l'altro mette in luce cosa è diventata la politica in tanta parte d'Italia, anche nel campo del centrosinistra: un insieme di bande, di potentati, di clan, ma su questo tornerò nella prossima "considerazione", in cui voglio provare a ragionare un po' sul caso Fiorito.
Ho già detto che non parteciperò alle primarie e le ragioni sono tutte legate alla politica. Ma, visto che ormai le primarie sono inevitabili, perché sono nel mito fondante del Pd, capisco il timore di Bersani. Io sinceramente non lo auguro a quel partito, ma a questo punto i rischi sono molti di più dei vantaggi; alcune regole sono necessarie - lo dovrebbero capire anche i pasdaran di Renzi, se solo conoscessero un po' meglio il partito in cui sono - se vogliono evitare che la vicenda Napoli diventi un caso nazionale. Lo immaginate un partito dilaniato da ricorsi, da denunce di brogli, da risultati "ballerini"? Come potrebbe presentarsi alle elezioni, tanto più in un clima "antipolitico", come quello che c'è adesso, destinato a crescere in vista delle elezioni, perché i tecnici "vinceranno" tanto più facilmente quanto più saranno sconfitti i "politici". Comunque, buone primarie.

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