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Considerazioni libere (340): a prosposito del voto (ancora con troppo scoramento)...

Creato il 26 febbraio 2013 da Lucabilli
Francamente è piuttosto difficile scrivere oggi qualcosa di lucido; lo scoramento prevale ancora. Però vale la pena di provarci. Naturalmente queste "considerazioni" - queste molto di più delle altre, comunque - non pretendono di essere esaustive. Immagino che su queste elezioni torneremo diverse volte. E molto presto. Da questa crisi, che è prima di tutto, politica, si deve uscire con la politica, altrimenti ci moriremo sotto (così, per aggiungere una nota di speranza).Oggi non sappiamo se le elezioni di questo nevoso inverno del 2013 - davvero "the winter of our discontent" - avranno lo stesso impatto di quelle della primavera del 1994, ossia se quello che è successo è destinato a modificare nel profondo il sistema politico italiano. Certamente dai dati di ieri sera emerge che il bipolarismo è finito, sostituito - vedremo in futuro, appunto, se in maniera definitiva o solo temporaneamente - da uno schema che possiamo definire dei "tre terzi", visto che in questo modo si è articolato l'elettorato italiano. Il primo dato significativo è che la fine del bipolarismo non è venuta dall'emergere di un più o meno nuovo centro moderato cattolico, il cui peso elettorale - da Martinazzoli a Monti - è sempre stato ininfluente e così sempre sarà, anche perché questo centro moderato cattolico è ampiamente presidiato dal Pd o almeno da una parte rilevante di questo partito, in cui l'anima dossettiana continua a essere molto forte, probabilmente più di quanto lo sia l'eredità berlingueriana, nonostante quello che continuano a pensare in molti, che considerano acriticamente il Pd come l'ultimo anello della storia cominciata nel 1921 a Livorno.Certo è interessante notare come anche in questo nuovo schema dei "tre terzi" emergano delle fratture che rimandano a uno schema bipolare, anche se non secondo la dicotomia classica destra/sinistra. Una nuova frattura passa attraverso la categoria "vecchio/nuovo": da un lato stanno Pd e Pdl e dall'altra il Movimento 5 stelle. Su questo permettetemi già una prima parentesi. L'aggettico "nuovo" in questo caso non è sinonimo di giovane, almeno nella sua accezione anagrafica; in altre parole credo sia un errore pensare che Renzi, benché oggettivamente più giovane di Bersani, avrebbe ottenuto un risultato diverso. Il problema è che nella vulgata mediatica - alimentata troppo spesso dagli stessi politici e pigramente ripetuta dai giornali - in Italia "vecchio" è sinonimo di politico tout court. Queste elezioni hanno segnato una sconfitta della politica responsabile, "professionale", di cui certamente Bersani è un rappresentante, anzi uno dei migliori rappresentanti possibili su piazza. Su Renzi immagino che dovrò tornare, perché vedo che molti pensano che questa sia la soluzione per il futuro; io naturalmente non la penso così. Avremmo perso allo stesso modo, forse soltanto un po' più dolorosamente. 
Non mi pare comunque che questo sia il tratto più interessante di questo inedito bipolarismo italiano. Il nuovo discrimine è tra chi sostiene la politica di rigore e chi questa politica la contrasta: da un lato c'è il Pd e dall'altro il Pdl e Grillo. Al di là delle differenze innegabili tra questi due partiti, c'è tra di loro, soprattutto tra una parte rilevante dei loro elettori, un tratto comune. La critica alla politica del rigore ha utilizzato gli argomenti più semplici, ha parlato alle pance - o meglio alle tasche - degli italiani. E' piuttosto facile sentir dire in un bar o al mercato che le cose costavano meno quando c'era la lira e per molte cose questo è anche vero: da qui a fare dell'uscita dall'euro una ipotesi di politica economica ce ne passa; è la scorciatoia dei populisti di ogni risma e di ogni paese. Allo stesso modo è facile unire a questa critica il lamento per le tasse troppe alte e - anche qui con una scorciatoia - alle tasse complessivamente intese, anche quando sono legittime ed eque. E allo stesso modo è altrettanto facile dare la colpa per la crisi a qualcun altro: agli stranieri che ci rubano il lavoro, ma che noi bravi italiani assumiamo rigorosamente in nero, o a quelli che ricevono un aiuto sempre più misero dal nostro malmesso sistema di welfare, un aiuto che noi naturalmente riteniamo ingiustificato e troppo costoso - e questo è stato un alibi per rendere queste protezioni sociali sempre meno universali. Negli stessi bar, negli stessi mercati in cui ci si lamenta dell'euro, critichiamo i furbi, che sotto sotto invidiamo, perché noi non lo siamo altrettanto; perché è ormai invalsa la consuetudine di criticare le protezioni sociali, salvo quando ad avvalenersene sono proprio i furbi italiani che usano qualunque escamotage possibile per ottenerli e per difenderli. I penultimi in genere se la prendono con gli ultimi, prima ancora che con quelli che sono i veri responsabili della loro situazione. E altrettanto naturalmente sono più facilmente influenzabili da chi urla, da chi promette che la situazione si può risolvere facilmente, senza troppi sforzi. Ieri sera Grillo, in un comprensibilmente euforico e preoccupantemente confuso messaggio della vittoria, ha detto che in fondo ci sono italiani a cui questa situazione va bene; certamente è vero, forse qualcuno ha votato anche per lui, perché comunque a una parte di questi l'ingovernabilità o la scarsa governabilità fa gioco.
I populisti poi hanno bisogno di un nemico e quale minor nemico dell'Europa "tedesca" della signora Merkel? In fondo Italia-Germania è la partita della leggenda. Che il candidato preferito della Merkel avrebbe perso era facilmente prevedibile e probabilmente non è stato un capolavoro tattico da parte del Pd adombrarsi quando Monti se è uscito con la frase che il governo tedesco non avrebbe voluto Bersani primo ministro. Il Pd ha perso sostanzialmente perché è stato troppo montiano - o troppo "tedesco", ditela come volete - e qui si ribadisce la tesi di prima: siete proprio convinti che un Pd renziano, con il programma scritto da Ichino e da altre "intelligenze" montiane, avrebbe fatto meglio?

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