Per queste ragioni in questi giorni ho cercato di seguire quello che succedeva in quel paese, ho voluto esprimere la mia solidarietà verso quel popolo resistente, ho condiviso foto e messaggi, ho raccolto in questo blog alcune poesie di autori turchi che, pur non avendo nessuna attinenza con le proteste di questi giorni, mi sembravano descrivere la forza e la passione di quel popolo (le trovate sotto queste due "etichette": Hikmet e Turchia). E voglio continuare a farlo, perché credo che la protesta non sia finita e che quel popolo continuerà a resistere, perché - come ha giustamente detto Martin Schulz: "forse la Turchia è matura per l'Europa, ma non lo è Erdogan"; il popolo di Gezi park è certamente maturo per l'Europa, occorre vedere quanto l'Europa sia matura per quel popolo, come per noi.
E infatti io in questi giorni ho criticato - e critico - duramente il governo del mio paese per il silenzio colpevole con cui ha osservato - e osserva - quello che sta succedendo. Ovviamente non mi aspettavo nulla dalla destra, non solo perché B. è amico personale di Erdogan e testimone di nozze del figlio, ma perché la destra in tutto il mondo reprime le manifestazioni di piazza, più o meno brutalmente. Speravo che qualcuno nel centrosinistra di governo si ricordasse che un tempo era stato internazionalista, ma evidentemente è un ricordo troppo lontano e quindi si sono tutti piegati alla Realpolitik, condannandosi al silenzio e all'ignominia; anche per questo vile silenzio dell'ex-Pd la mia strada non potrà mai più incrociarsi con quella di quel partito. Vergognoso poi è il caso del sedicente ministro degli esteri italiano che da paladina dei diritti umani, da pasionaria del movimento femminile, è diventata fedele cane da guardia dell'ordine costituito.
Noi dobbiamo capire cosa è successo a Istanbul, ad Ankara e nelle altre città turche. Proprio la storia particolare di quel paese, il suo essere ponte tra l'oriente e l'occidente, danno a quelle proteste un carattere particolare, facendole essere allo stesso tempo una delle "primavere arabe" e una protesta sullo stile di OccupyWallstreet, e probabilmente riuscendo a essere qualcosa di nuovo e di totalmente diverso da questi due modelli.
Forse la cosa più importante è che da qualche anno, ormai in maniera regolare, esplodono improvvisi nel mondo dei movimenti giovani e urbani, che all'apparenza non hanno nulla in comune tra loro. Ci sono stati il movimento degli indignati nelle città occidentali, le "primavere" arabe, la protesta degli aceri in Québec, i cortei russi contro i brogli elettorali, oggi ci sono le manifestazioni in Turchia e in Brasile. Le cause scatenanti sono sempre differenti e molto diversi sono il contesto storico, economico, sociale e culturale. La disoccupazione e la povertà dei giovani tunisini ed egiziani non esiste in Turchia. Il Canada è sicuramente un paese democratico, mentre la Russia non lo è. L'economia brasiliana è in una fase espansiva, mentre quelle europee sono ripiegate su se stesse. Eppure questi movimenti si somigliano. Non ci sono leader riconosciuti, anche perché non ci sono riferimenti ideologici chiari. Sono spontanei e nessun partito è stato in grado di parlare con loro; emblematico è il caso degli indignados spagnoli, la cui protesta è stata una delle cause della sconfitta dei socialisti. A protestare sono per lo più i giovani, che ricevono le informazioni e formano parte della propria cultura nella rete; e la rete è uno degli strumenti che è servito a catalizzare la loro protesta, sui social network e attraverso sms e mail. In tutti questi movimenti si è rapidamente passati dalla rete alla piazza, in una concretezza che sembrava svanita negli anni recenti. Forse è una generazione che rappresenta un fenomeno nuovo. La rivoluzione industriale ha contribuito a creare il movimento operaio e oggi le nuove tecnologie forse stanno creando un movimento nuovo, capace di modificare il panorama politico. Probabilmente questa è una mia speranza, la tentazione di essere - per una volta - ottimista, ma penso che la sinistra possa trovare lì, in questi movimenti, una nuova linfa, nuove idee. In Italia, ad esempio, l'ultima "cosa di sinistra" che siamo riusciti a fare è stata la mobilitazione referendaria per l'acqua pubblica, poi qualcuno si è venduto al nemico, altri si sono arresi, moltissimi ci siamo dispersi.
Questi movimenti nascono perché è finito il mondo di prima e non è ancora nato quello dopo. La "guerra fredda" sicuramente è finita e con essa l'equilibrio che ha resistito per quasi mezzo secolo, ma non c'è un nuovo equilibrio internazionale. Anche quello che apparentemente è il vincitore della "guerra fredda" non riesce ad avere il monopolio culturale dell'occidente, e non mi sembra un caso che in fondo i movimenti più vitali di questa protesta nascano proprio fuori da esso, nelle "primavere" prima e adesso in Turchia. Anche la sinistra deve profondamente interrogarsi, lo deve fare il campo socialista o riformista o come lo volete chiamare; c'è un vuoto politico in questo momento e questi movimenti di protesta, seppur confusamente, lo stanno riempiendo. Anche senza rendersene conto. La speranza è che arrivi, a un certo punto, la consapevolezza di questo ruolo, che questa generazione deve assumersi. Mi farebbe piacere se arrivasse dalla Turchia.
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