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Si sono chiuse le due fiere milanesi. Il MiArt ed Arte Accessibile Milano. La prima, quella "istituzionale", la seconda, in questo caso "satellite" e omologabile ad una innovativa concezione di fiera, come Step09 e Affordable.
La prima, la classica e la seconda, anzi le seconde, quelle giovani e "fresche".
Ma entriamo nel dibattito.
Il MiArt, fiera oramai storica milanese, quest'anno si è presentata al pubblico dei collezionisti in forma ridotta. Meno di cento espositori, tutti di qualità con una proposta formidabile. Quasi museale. Ma (c'è sempre un ma...), mi domando se, l'aver ridotto così drasticamente il numero degli espositori, purgando anche gallerie "Eccellenti", è stata veramente una scelta da parte degli organizzatori o è stata forse una scelta dei galleristi di "snobbare" una manifestazione che forse per presunzione o forse per una mancata collocazione reale di posizionamento all'interno della oramai vastissima proposta fieristica, non ha mai decollato realmente.
Analiziamo i competitor del MiArt.
Bologna (ArtFirst), la storica, la grassa, l'italiana per eccellenza, dove moderno e contemporaneo convivono da sempre, con la capacità di attirare galleristi e collezionisti da più parti del mondo e che raramente delude le aspettative, è la Fiera dell'Arte italiana.
Torino, con Artissima, si è ritagliata una posizione di grande lustro. Votata al contemporaneo "più spinto" offre una proposta internazionale e ogni anno conferma le attese.
In ognuna delle due manifestazioni, approdano i grandi collezionisti, italiani e stranieri, e le istituzioni sono presenti anche in veste di acquirenti.
Infine, a qualche lunghezza di distanza trova spazio Verona, la più provinciale di quelle analizzate finora, ma, che visto il posizionamento geografico e la preziosità della proposta, ha un senso porla come competitor del MiArt.
E il MiArt? E' la fiera dei milanesi, per i milanesi, con espositori per il 90% milanesi. Costosa, presuntuosa e pretestuosa come una internazionale. Ma non lo è.
Attenzione, non vorrei essere frainteso. La fiera merita e anche questa ultima edizione meritava la visita, ma non ha una sua connotazione vera e propria. Da sempre. Non ha pubblico, se non in minima parte, internazionale, non ha mai posseduto un vero e proprio indirizzo ed è calendarizzata troppo a ridosso del Salone del Mobile.
E' indiscusso che Milano detiene il primato della moda e del design. Ma allo stesso tempo è deficitaria nell'ambito "Arte contemporanea".
Non esiste un vero e proprio museo di genere (anche se da tempo se ne parla), la fiera come abbiamo visto è "zoppa" ed il pubblico milanese è decisamente molto sofisticato.
Eppure, proprio lui, il pubblico, che è interessato alla moda e al design, spesso è lo stesso o perlomeno sovrapponibile a quello attratto dal contemporaneo. Perchè allora il MiArt, ogni anno, stenta sempre di più?
Domanda alla quale non trovo risposta (o meglio non voglio trovarla). La conclusione è, che a detta dei molti visitatori del MiArt che ho incrociato, quest'anno è stata una edizione molto elegante, raffinata ma... un po' noiosa.
E in tutto questo, AAM e le altre?
Toccano e si rivolgono a sfere di competenza differenti o perlomeno in parte differenti. Un'arte giovane, un collezionismo giovane. In luoghi non convenzionali. Con quella disinvoltura e freschezza determinata spesso dell'anagrafe ma non per questo meno interessante, anzi.
Nello specifico AAM, già dalla scelta della location (la sede del Sole 24), ha giocato su un "appeal" particolare.
Un'idea di spazio molto radicata nella mente dei milanesi, con la possibilità del poter e voler far violare un "luogo di culto" (un po' come è successo per Step09 con il Museo della Scienza e della Tecnica e meno, per Affordable dove il luogo, il SuperStudio è già considerato luogo di eventi un po' modaiolo).
Rendere accessibile la qualità, garantita dalla selezione delle gallerie invitate, ed il supporto curatoriale hanno fatto sì che questo evento (nonostante il volume d'affari molto probabilmente, e sottolineo il dubbio, sia risultato inferiore a quello spostato dal MiArt), sia risultato un evento molto sentito. Grande successo di pubblico e di collezionisti. Atmosfera frizzante ed euforica e tutti molto rilassati. Forse anche perchè in tempi dove la crisi colpisce tutti i settori, compreso quello dell'arte, anche per gli espositori, partire con un carico di spesa non particolarmente eccessivo, ha permesso ai galleristi stessi di approcciare i collezionisti con un piglio differente. Più vero, più sincero nell'interesse solamente dell'arte.
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