Peace Reporter l’ha incontrata e le ha rivolto alcune domande. Per questioni di brevità cito le domande che mi hanno interessata e che mi preme commentare.Dove sono finite le battaglie delle femministe?
Eh... Non lo so. […]È come se in questi ultimi 15 anni ci fosse stato un cedimento da parte delle donne, come se si fossero progressivamente addormentate senza rendersi conto che le lotte devono continuare. […], non mi spiego come mai non ci sia stata una trasmissione di valori, è come se qualcosa si fosse rotto a livello generazionale. Di chi sono figlie queste donne?
Di chi “siamo” figlie? Di donne che si sono impegnate e poi hanno pensato che la situazione fosse stata definitivamente risolta mentre non era così. Ho 40 anni e le mie coetanee sono cresciute con l’idea che ci fosse una parità e che niente fosse definitivamente conquistato, ma si dovesse continuare ad impegnarsi, con la speranza che questo desse dei frutti. Se osservo le giovani donne di oggi, le ragazze di 20 anni, sono spaventata. Ho la sensazione che non si pongano più una serie di questioni. […] Questo per me rimane un mistero.Paradossalmente crede che fossero migliori i tempi delle nostre madri?
La situazione era molto difficile negli anni '60, non so se le donne stessero meglio allora rispetto ad oggi, hanno fatto delle lotte straordinarie che hanno dato dei risultati. Ciò che è triste oggi è la sensazione che queste lotte non continuino e che la famosa uguaglianza reale a cui si aspirava non sia ancora stata raggiunta. […]Cosa servirebbe ora, dopo il successo dell'appello, un movimento, scendere in piazza?
Secondo me bisogna tornare ai fondamentali, […] È una questione culturale di trasmissione di valori, conquiste, lotte. Negli ultimi anni il vero problema in Italia è stato un crollo culturale, educativo e di trasmissione. […] ...È d'accordo con la tendenza di alcune intellettuali e pensatrici di dare alle donne parte della responsabilità di una società machista, o crede sia un'altra colpa che ci addossiamo?
Credo sia un'altra colpa che ci addossiamo. Basta con i mea culpa, non si possono accusare le giovani di 20 anni di non aver preso posizione o di non prenderne quando si sa che fin da bambine le uniche cose che hanno visto e letto proponevano un modello stereotipato dal quale è difficile prendere distanza se non si hanno gli strumenti critici. Invece di colpevolizzarsi ancora una volta, cerchiamo di andare oltre, invece di accusarsi reciprocamente proviamo a costruire qualcosa […]Ci sono donne coscienti di usare il proprio corpo per raggiungere degli obiettivi. Quanto sono libere di farlo o succubi invece di un contesto che le spinge a credere che sia l'unica soluzione?
[…]Nel momento in cui si vuole arrivare si utilizzano i mezzi a disposizione e in questa società la sensazione è che l'unico modo per arrivare sia usare il proprio corpo, si capisce perché molte persone lo utilizzino. […] Lo si fa volontariamente perché si spera di ottenere vantaggi, ma credo lo si faccia soprattutto per una forma di abitudine, mancano altri modelli. Se l'unico modello è questo, per quale motivo ribellarsi ad una regola? Questo apre la questione della necessità di decostruire alcune norme che hanno progressivamente strumentalizzato la libertà, con il risultato che l'unico modo di essere libere sembri debba passare dall'uso del proprio corpo come una proprietà.
Secondo me, quello che la Marzano ritiene un mistero, per me non lo è. Una volta per cosa si lottava? Un malessere, non so perché dice di non sapere se si stava meglio o peggio negli anni ‘60. No, si stava peggio, e secondo me la rottura generazionale è stata inevitabile, come la mancata trasmissione di alcuni valori. Mia nonna non stava meglio di me, e nemmeno le mie zie. Io invece, cresciuta nella stessa famiglia e nello stesso posto, sto decisamente meglio. Posso studiare e lavorare dove voglio, vestire come voglio, vivere per i fatti miei, non sposarmi, abortire e divorziare. Io, ragazza ventenne di oggi, posso avere e fare tutto quello che voglio, come un ragazzo. I media con la loro potenza incantatrice cercano di “aumentare il mio benessere” cercando di rincoglionirmi, mi invogliano con il lavaggio del cervello ad essere bella e magra per conquistare chi voglio io, mi fanno capire che basta aprire le gambe e farmi bella per essere più avvantaggiata nell’uomo in qualsiasi campo, e mi fanno credere che sia giusto così, che vada così il mondo. Ho un lavoro, ho un ragazzo che mi ama e mi tratta alla pari, come io tratto lui. Perché io ventenne di oggi devo scendere in piazza? Secondo me è questa la differenza sostanziale per cui le ragazze di oggi s’immedesimano in quello che sembra benessere e fortuna, seguono le mode, se ne infischiano di tutte queste nuove teorie sul femminismo, perché stanno bene. Poi gli uomini, che ora sembra che siano delle vittime di queste donne emancipate che “rovinano le famiglie”, prendono in giro e criticano negativamente le nuove femministe perché secondo loro la vera emancipazione l’abbiamo raggiunta, “ora fate tutto quello che volete”, e le ragazze stesse hanno un certo timore e pure poca convinzione a prendere posizione, perché se da una parte la gente potrebbe puntarci il dito contro giudicandoci, dall’altra non focalizziamo il vero motivo per cui dobbiamo tornare in piazza. Come ho già scritto nella mia introduzione al blog, questo femminismo è nuovo, giovane, che ha delle motivazioni culturalmente differenti ostacolate in parte anche dalle donne stesse. Capisco che non dobbiamo puntarci per l’ennesima volta il dito contro, perché come dice la Marzano, cosa possiamo aspettarci da delle ventenni che sono cresciute sin da bambine con questo modello femminile deplorevole? Per non parlare del fatto che di ragazze che si venderebbero e che aspirano a diventare famose sculettando ce ne sono sempre state e ce ne saranno sempre. Quindi, non diamo la colpa solo alla DONNA perché alimenta il pregiudizio senza tenere conto della responsabilità di chi le mette in televisione e ci mette in testa che per diventare famose bisogna prostituirsi, senza tenere conto che non tutte le donne sono così, e che chi sta come un mammalucco davanti allo schermo a guardare la valletta nuda contribuendo a dare odience al programma-scemo non siamo solo noi anzi, sono soprattutto gli uomini. Guardiamo bene a tutte queste responsabilità e questa generale mancanza di sensibilità da parte di entrambi i sessi, però teniamo conto di una cosa: non difendiamo a spada tratta le ragazze di oggi attribuendo loro solamente vittimismo, perché a parer mio ci può stare ma non così esagerato … come lo sono loro, anche io sono ventenne…