Isabella Graziano: Venti di guerra, (olio su tavola 60×80)
Parlare di Palestina, soprattutto per chi abbia ricevuto un’educazione cristiana, evoca teneri ricordi legati all’infanzia, al presepio, ai Magi, alla nascita di Gesù, ai vangeli, con tutto ciò che di sacro e storico vi ruota attorno. Ma non solo noi cristiani siamo legati a questa terra che vide Cristo bambino e che ospita centri di grande importanza religiosa come Betlemme, Nazareth e Gerusalemme. Anche i musulmani hanno in Gerusalemme i fondamenti del loro credo e, come se non bastasse, anche gli Ebrei considerano questa città come parte integrante della loro stessa essenza. Insomma in Gerusalemme convergono le tre grandi religioni monoteistiche dell’Umanità: il Cristianesimo, il Maomettismo, l’Ebraismo. Da qui le lotte secolari per impossessarsi di questa ambita meta da parte di popoli che, pur avendo come base di partenza, principi sani di fratellanza ed eguaglianza, affogano nel sangue il loro fondamentalismo, dimostrandosi incapaci di razionalizzare un’esigenza spirituale che, lungi dal saziare il loro “bisogno di Dio”, comporta scontri cruenti che lasciano presagire ancora lunghi anni di tensione e di odio.
Saltando a piè pari le crociate, Lepanto, Poitiers, la storia dei templari e tutti gli avvenimenti storici del periodo medioevale, se ci affacciamo nel ventesimo secolo ci accorgeremo che il quadro politico non è cambiato per niente.
La regione palestinese fu oggetto di conquista, durante la prima guerra mondiale da parte della Gran Bretagna che v’impose la sua presenza fin quando, allo scadere del suo mandato, nel maggio 1948, abbandonò questa terra consentendo a migliaia di ebrei di occuparla per costituirvi un libero stato in accordo alle risoluzioni dell’ONU che si era espresso per la creazione in Palestina di due stati distinti: uno ebraico ed uno arabo. Al rifiuto arabo di aderire a questa decisione seguirono numerosi disordini e lo stesso giorno della “creazione”dello Stato d’Israele, il14-5-1948, alcuni stati facenti parte della “lega araba”, (Egitto,Giordania,Siria,Libano), invasero Israele e gli scontri continuarono fino all’armistizio di Rodi (1949) che, pur ponendo fine al conflitto, generarono una sorta di guerra fredda che portò Israele ad avvicinarsi agli Stati Uniti,gli stati arabi all’Unione Sovietica.
Gli Ebrei, ricordiamolo, uscivano da una triste esperienza: la seconda guerra mondiale aveva conosciuto momenti di inaudita ferocia ed eclatante follia. Hitler, il genio del male, era proteso alla conquista del mondo, le invasioni di liberi popoli non si contavano più, la stessa Italia fu coinvolta, attraverso il movimento fascista voluto da Mussolini, prima da una smania di grandezza che la vide alleata alla Germania, poi da una guerra intestina sviluppatosi soprattutto nell’Italia settentrionale. Qui i sostenitori di un fascismo ormai morente si scontravano duramente con i valorosi eroi della resistenza ma anche con gli affossatori delle tristemente famose “foibe” di estrazione comunista, ed i morti e le crudeltà non si contarono più.
Ma in questo contesto che avrebbe finalmente portato alla LIBERAZIONE, ad avere la peggio furono proprio gli Ebrei fatti oggetto, perché tali, di una vera persecuzione fino allo sterminio nei campi di concentramento e nei forni crematori inventati dal Nazismo per distruggere una RAZZA, l’ebraica, accusata di deicidio. Il popolo ebraico, la cui grande diaspora risale al I secolo d.c.,non è una vera razza ma piuttosto un’etnia, un insieme di genti che hanno in comune le loro origini e la loro religione. Nessun tratto somatico, nessun patrimonio genetico li distingue dalle altre popolazioni della razza bianca ed infatti, durante il vergognoso periodo della loro persecuzione, solo i documenti anagrafici e le numerose delazioni, consentivano ai loro aguzzini di riconoscerli.
Con la fine della seconda guerra mondiale, forse a parziale risarcimento dei torti subiti, agli ebrei fu concesso da parte dell’ONU, come abbiamo già ricordato, di tornare nelle terre d’origine, ma qui lo scontro con le popolazioni arabe, contrarie alla creazione di uno stato Israeliano, era inevitabile. Ai primi scontri del 1948, altri ne seguirono come l’attacco di Israele all’Egitto durante la crisi di Suez del 1956, attacco contenuto dalla decisione dell’ONU di costringere Israele alla ritirata. Ed ancora la guerra dei sei giorni così detta per la breve durata dello scontro che vide Israele ancora vittoriosa con l’occupazione della Cisgiordania (con Gerusalemme), delle alture del Golan,del Sinai e della striscia di Gaza.
A questi successi militari dello Stato ebraico si contrapponevano numerose organizzazioni politico militari di origine araba come Al Fatah e l’OLP che praticavano e praticano numerose forme di terrorismo.Nel ventennio che va dal 1980 all’inizio del XXI secolo, numerosi capi di Stato, laburisti e conservatori, si sono avvicendati a reggere le sorti d’Israele e spesso si è giunti vicino alla pace con l’intermediazione di altri capi di Stato , ma l’uccisione del premierRabin nel 1995, ha riportato questi tentativi allo stato larvale, mentre il premier Sharon ha ben meritato la qualifica di falco, dato che rispondeva puntigliosamente con azioni militari, ad ogni attacco terroristico delle popolazioni arabe.
Intanto un episodio sanguinoso e paragonabile, per l’emozione mondiale che ha suscitato, solo ai bombardamenti atomici su Al Fatah e l’OLP , si è verificato l’11settembre del 2001.quando due aerei di linea, dirottati da un commando suicida agli ordini di Bin Laden, rasero al suolo le “torri gemelle”di New York, simbolo non solo della metropoli americana ma di tutto il mondo occidentale. Le immagini di migliaia di morti e dei calcestruzzi che seppellivano i feriti, il fumo, l’angoscia, la disperazione dell’episodio, sono entrati di prepotenza nelle nostre case e non abbandoneranno mai la nostra memoria.
Tutto il mondo ha tremato mentre Bush reagiva allo schiaffo organizzando una spedizione punitiva in Afghanistan ( paese colpevole di dare ospitalità ai Kamikaze del terrore), dove ancora oggi anche i nostri giovani militari lottano perdendo purtroppo perfino la vita. Oggi molti nemici dell’occidente sono morti. Bin Laden, Saddam Hussein, Gheddafi sono usciti di scena nel più cruento dei modi, ma altre iniziative minacciano il medio oriente con una Siria che calpesta giornalmente i diritti umani e un’Iran particolarmente violento ancora una volta contro il popolo ebraico. Il presidente iraniano Ahmadinejad non perde un’occasione per minacciare di radere al suolo lo Stato d’Israele spalleggiato dalla guida spirituale del paese Ali Khamenei, intransigente cultore del fondamentalismo più estremo. Il resto purtroppo fa parte della cronaca violenta dei nostri giorni e noi non possiamo che augurarci che i potenti del mondo trovino il modo di sanare questo conflitto che dura da millenni e che porta morte e distruzione a due civiltà che rischiano di autodistruggersi, due civiltà egualmente meritevoli di rispetto e attenzione.