Proseguendo il post precedente, la seconda notizia d’attualitá destinata a finire nei libri di storia – e recentemente divenuta di tale peso dall’avere effettivamente oscurato terremoto, tsunami e fuga radioattiva in Giappone – é l’intervento Nato in Libia.
Di questa guerra (sarebbe questo il termine corretto) si possono dire tante cose: prima di tutto che é forse la piú veloce decisione di intervento militare che io abbia mai visto: per decidere di intervenire in Iraq si é discusso per anni ed anni, mentre Saddam andava avanti con i suoi amorevoli genocidi; quando si é infine deciso di intervenire si é fallito su molti fronti ed avuto successo su pochi. Per decidere di attaccare la Libia sono stati sufficienti pochi giorni: forse in questa occasione si é deciso di intervenire tempestivamente per evitare escalation di quel tipo? O forse la velocitá della caduta dei regimi di Tunisia ed Egitto ha portato a credere (probabilmente erroneamente) che anche in questo caso, con un piccolo aiuto esterno, il castello di carte sarebbe caduto come gli altri?
Per il momento la cosa certa é che le lamentele interne all’Europa sono inversamente proporzionali alla velocitá della decisione stessa.
Io credo che per un cittadino appartenente ad una democrazia di stampo occidentale sia certamente facile schierarsi con chi sta bombardando Gheddafi; dopotutto stiamo parlando di quello che é probabilmente il piú violento dittatore del mondo arabo: un assassino che paventa senza vergogna la propria megalomania, che ha armato attentatori, protetto assassini, eliminato dissidenti. Non gli sono serviti piú di due minuti per decidere di bombardare gruppi di civili che manifestavano pacificamente contro di lui, né gli sono servite tante consulenze per decidere di andare a sbausciare come un cane su internet, inneggiando ad un fantomatico “onore del popolo Libico” nonché alla santitá spirituale della sua persona (modesto).
Eppure molti ritengono che l’intervento in Libia sia scorretto, e per i piú disparati motivi.
Un esempio degno di nota é la Germania che, forse ancora sbollendo dagli eventi della seconda guerra mondiale e fortemente animata da un movimento pacifista, ritiene sbagliato fare qualcosa di piú che imporre sanzioni amministrative o, tradotto in altre parole: “Lasciamo che i libici ottengano la loro democrazia o periscano tentandoci”. Non lo ritengo necessariamente sbagliato, ma per lo meno opinabile. E’ un po’ come vedere dalla finestra di casa il vicino picchiare la moglie: é piú pacifico intervenire o chiudere la tenda?
Tra le opinioni dei civili europei che si oppongono la guerra, ci sono quelli che dicono: “Eh ma gli Stati che intervengono in Libia sono spinti da interessi!” (ma va?! Hai mai visto una guerra “disinteressata”? O una decisione politica presa “perché non sapevamo cosa fare”?)
Qui chiaramente sono in disaccordo perché, tirando il ragionamento per gli estremi, anche chi va a fare volontariato lo fa per sentirsi fiero di se stesso, ma ciò non rende l’azione meno “utile”.
Non é un segreto nemmeno per i francesi che Sarkozy stia utilizzando la battaglia in Libia per riacquistare la fiducia dei cittadini (ai recenti sondaggi é stracciato dai due partiti avversari) utilizzando il movente morale del salvataggio dei poveri civili bombardati dal dittatore. Ma non si puó negare la rapiditá, la fermezza, e la coordinazione, ed infine l’utilitá di un intervento simile, con un appoggio marginale da parte degli Stati Uniti. Questo é un intervento voluto e realizzato dall’Europa, il piú rappresentativo (l’unico?) degli ultimi 60 anni. Se dovesse avere successo, e la democrazia dovesse instaurarsi in Libia, l’esempio per tutti gli altri dittatori del mondo arabo sarebbe impagabile; economicamente parlando l’Europa potrebbe finalmente fare commercio con stati del Nord Africa senza sporche dittature di mezzo e senza paura di ritorsioni terroristiche: ne godrebbero dei benefici generazioni a venire.
Per quanto riguarda l’Italia, come sempre quando c’é un conflitto a fuoco, essa si comporta come la mignotta d’Europa: ossia assume un ruolo minore e non si schiera apertamente con nessuno (per lo meno fino a che non ci sará un chiaro vincitore). Frasi come “L’Europa non deve esportare la democrazia. Non sarebbe rispettoso dell’indipendenza del popolo libico”, o “Non ho chiamato Gheddafi, non lo voglio disturbare” racchiudono tutta la mia delusione per l’avere i natali in un paese dalle idee politiche stabili come due nonne che si tengono per mano su di una pista per il pattinaggio sul ghiaccio. Se l’intervento Nato avrá successo si dirá che l’Italia ha avuto un ruolo chiave nel liberare dalla dittatura un popolo soppresso fornendo basi ed aerei; se invece la spunterá Gheddafi (e non é impossibile: é sufficiente che esca una foto di un ospedale centrato per sbaglio da una bomba alleata, o che qualche ribelle libico venga visto a simpatizzare con Al-Qaeda, per fare retromarcia) allora si dirá che l’Italia era “costretta” a fornire le basi per via degli impegni Nato ma che ha sempre espresso amicizia nei confronti di un uomo saggio come Gheddafi.
Comunque tutte le mie considerazioni al riguardo sono sprecate e sono perfettamente raccolte in sei minuti di tempo dal piú recente intervento di Marco Travaglio sulla vicenda.
Prendere la libertá personale di estinguere vite altrui é deplorevole, e versare sangue per fermare altro sangue é certamente discutibile. Ma esiste la possibilitá di evitare ulteriori cadute di civili senza intervenire militarmente? Forse si potrebbe stare zitti ed aspettare che Gheddafi prosegua la sua dittatura fino a morire di vecchiaia e, all’avvento del figlio, sperare che questo decida di instaurare una democrazia? O che al passaggio di potere si possa intervenire in maniera piú diplomatica? Forse. Ma i libici stessi non hanno speranze in questo senso, l’hanno dimostrato loro stessi cavalcando l’onda delle proteste di Tunisia ed Egitto. Con la consapevolezza di chi é il dittatore in carica deve venire anche la realizzazione dell’entitá delle conseguenze di una eventuale rivolta: se non altro la Libia ha fatto la sua scelta, e si sta prendendo responsabilitá per questo. Ma l’Europa non é meno responsabile: ha fatto nascere Gheddafi e l’ha messo al suo posto e l’ha nutrito e sfamato per gli ultimi trent’anni.