Leggendo un articolo sull’edizione web del Fatto ho avuto spunto per riprendere un ragionamento che fondamentalmente spacca l’Italia in piu’ tronconi, ciascuno con i propri interessi: in periodo di crisi cosa siamo disposti a sacrificare?
Tagli alla sanità? Ai sostegni alle famiglie, alle pensioni? Agli ammortizzatori sociali? Oppure alla Difesa?
“Di pancia” vi direi partiamo per l’ultima, per i seguenti motivi:
1- Risparmio immediato (blocco di aggiornamenti, acquisti, espansioni).
2- Reinvestimento in attività sociali.
3- Riposizionamento dell’Italia nello scacchiere dei “BIG” – inutile continuare a fare la voce grossa quando il PIL langue.
4- Maggiori investimenti per la ricerca ad usi civili.
Ma… sono settori redditizi al momento?
Usiamo un minimo d’approccio critico:
Dal rapporto annuale redato dalla PdcM, otteniamo i dati dell’Export 2010:
I valori riscontrati nel 2010, in termini numerici globali necessitano di una analisi specifica, in particolare si evidenzia il valore delle esportazioni definitive, per le quali è previsto il corrispettivo regolamento finanziario, pari a 2.906.288.705,85 (4.914.056.415,83) € (Tabella 1) ed un importo di autorizzazioni relative ai Programmi Intergovernativi pari a 345.430.573,38 (1.820.999.702,61) €.
Quindi esportiamo tre Miliardi di euro, che nel 2009 erano quasi cinque. Ovviamente vi sarà poi un valore enorme in contratti pluriennali di assistenza, ammodernamento, e tutto l’indotto che si viene a generare con le conseguenti ricadute economiche.
Quali alternative a questo business? Quali ricadute per il sistema difesa in caso di decomissioning del budget?
A voi le risposte
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