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Creato il 02 aprile 2011 da Lucas
Vi chiedodi prendere in considerazionenon la fatica subítama le mie propostedi ampiezza o d'ira e anche di quella incertezza che è utile.Della mia pronuncia i suoni sordi e i chiarinon separateliperché di amici e di nemici necessariavranno sempre notizie per voi.Mangiate ai tavoli delle pergole.Meditate la storiache diventa e la vittoriache vi disperde entro di sé. Bevetequel che vi piace e cosí via. Fermate l'autosulle costiere da dove si vede lo spazio.Sono stato anch'io quei vuotidove ruota in fondo come mareun elemento senza rumoree senza mortee quelle foglie verdi essenzialie levigate che vi lasciano passare.
Franco Fortini, Questo muro,Versi a se stesso 1962-68, in Una volta per sempre, Einaudi, Torino 1978Ogni tanto riprendere Fortini fa bene. La lucidità dei suoi versi mi incanta sempre. Sono, i suoi, versi che ti tengono attaccato alla terra, che si ostinano a sfruttarne il godimento minimo, nonostante intorno regni lo squallore della miseria e del sopruso. Sono versi, quelli di Fortini, che edificano perché lasciando intendere che la voce della ragione si ritaglia sempre uno spazio nel mondo per dire la sua. Fossero anche delle costiere da dove si vede solo lo spazio. Costiere dove ci si ricorda di essere dei vuoti a perdere, elementi senza rumore e senza morte. Sì, almeno per un attimo la vertigine del vuoto ci ricorda che solo nel vuoto la morte si annulla.

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