Stanze da ascoltare Un albergo è un fatto psichico: una storia di stanze che non appartengono a nessuno, di spigoli, di corridoi, di luci basse, di intimità (non sempre desiderabile), di confidenze. Tutto questo può diventare narrazione, e spesso lo diventa. Ma la cameriera protagonista di questo romanzo di Markus Orths (ed. Voland) è un caso particolare. Quello di Orths, scrittore tedesco ancora in buona parte da scoprire, si potrebbe definire un romanzo di iniziazione, quasi un manuale del ficcanaso o del voyeur...L'aspetto intrigante sta, appunto, nel suo apprendistato. Non privo di suspence, come si addice all'argomento che evoca stazioni notturne e vecchi impermeabili. Di certo fa riflettere su quanto lasciamo di noi negli alberghi, nonostante l'aria di neutralità e di efficienza che spesso viena offerta dalle moderne strutture alberghiere. Nulla sfugge alla cameriera estetologa, Lynn, nemmeno la marca del vostro dentifricio. A proposito, nel caso cominciate a preoccuparvi l'albergo si chiama Eden. "Lynn torna nelle camere sempre più spesso. Non nelle camere di chi è in partenza, no, in quelle di chi si ferma: quando ha motivo di credere che gli occupanti siano fuori e non tornino prima che faccia notte. Lynn fiuta. Che odore ha l'uomo che vi soggiorna? Odore di lavanda? Il pigiama puzza di sudore? Con quale detersivo è stata lavata la biancheria che è in valigia? Pesca? Violetta? Bouquet di primavera? Si rade a secco o a umido? Cosa si è appuntato su quel biglietto? I vestiti sono appesi in bell'ordine sullo schienale della sedia? Cosa tiene in tasca? Perché è qui?" Parafrasi di Pascal o di Perry Mason, chissà. Felicità con l'otturatore E' strano, la scrittura di Alice Munro mi ha sempre fatto pensare al click fotografico: lucida e tagliente, piena di spigoli dove non vorresti andare a sbattere, immediata ma in realtà connessa nel profondo ad un solido impianto narrativo, come le sue affezionate lettrici ben sanno. Spesso implacabile com'è giusto che sia uno scrittore, Munro radiografa il disagio e le ambiguità del presente. La scrittrice canadese non si smentisce nemmeno in questa scelta di racconti, dieci in tutto, Troppa felicità (Einaudi). Si può soltanto dire che scoppia di energia e di idee. Personaggi come Nina, anziana e malata, che ha appena perso il marito e riceve la visita di un giovane uomo che le confessa di aver appena ucciso i genitori. Oppure Joyce, una donna che crede di essere ormai al di là di ogni tempesta e che invece...Genitori, figli, famiglie e single, spesso alla deriva. In un certo senso, Munro potrebbe passare per la versione cerebrale di J.C.Oates. Complementari più che incompatibili? Giano bifronte? Me le immagino facilmente mentre conservano, grazie a questo passo che traggo da un racconto (Certe donne): "Cominciai a capire che esistono conversatrici che la gente ama ascoltare non per ciò che raccontano, ma per il piacere con cui lo fanno". Vuoi imparare a scrivere? Ci vuole Mr. Chatman Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che scrivere bene non è qualcosa di "spontaneo", una virtù soprannaturale o un talento che dobbiamo alle stelle: scrivere è una questione di tecnica, di rigore, disciplina e, dulcis in fundo, anche di talento. Conoscere la letteratura dal punto di vista delle strutture narrative, pero', è diverso dal semplice fatto di leggerla. Come fare ad entrare nell'officina degli scrittori, se loro sono i primi a dirti che è solo istinto e vita vissuta? Leggendo questo saggio di Seymour Chatman, Storia e discorso. La struttura narrativa nel romanzo e nel film (ed. Il Saggiatore). Da poco ristampato, è un vero e proprio classico della "narratologia". Nelle pagine di Chatman questa disciplina ostica diventa un percorso affascinante, dopo il quale saprete cose che "voi umani neppure immaginate" (Chatman vi trasformerà in un androide, come in Blade Runner, sappiatelo). I primi capitoli sono iperteorici, è vero, dato che il testo risente della spumeggiante vita universitaria degli anni Settanta. Ma si fa presto ad entrare nel gioco, se si vuole davvero conoscere di cosa è fatto un testo narrativo quando non si riduce al soggetto o alla biografia dell'autore. Chatman non conosce soltanto molto bene gli autori di cui scrive (Joyce, Proust, Faulkner, Nabokov e anche molti registi perché ama mescolare letteratura e cinema) ma offre un metodo per districarsi nei labirinti della materia narrativa in quanto tale...Allievo di Barthes e di Genette, Chatman - da buon divulgatore americano- non lesina colpi mortali ai luoghi comuni e inventa deliziosi schemi narrativi che, nella loro semplicità, ti restano in mente per anni. Rimboccatevi le maniche e prendete appunti. Jonathan Coe si batte per l'avanguardia letteraria Mai sentito parlare di Bryan Stanley Johnson fino a qualche mese fa, quando lessi un articolo sulla biografia che Jonathan Coe gli ha dedicato e che adesso esce anche da noi per Feltinelli. E' una storia d'amore, anche se non sembra. Di fascino fatale e di rispecchiamento, se non di amore. Due scrittori, uno famoso e applaudito (almeno a cominciare dal suo La casa del sonno) e l'altro dimenticato o quasi, come un fossile letterario degli anni Settanta. Ma Coe lo legge e lo studia da anni, è convinto del suo valore letterario, ammira il fatto che B.S.Johnson pubblicasse romanzi sperimentali e difficili senza preoccuparsi del pubblico e, anzi, affermando che la forma del romanzo non deve avere nulla a che fare con quella cosa chiamata "realismo" (oggi molto di moda, nel senso che se non hai almeno una "storia vera di immigrazione e disagio giovanile" al tuo arco è meglio che non cerchi un editore). Questa vicenda mi ricorda Socrate, in un certo senso, e il valore imprescindibile di certe amicizie oltre il tempo. Seppellisce tutta la critica letteraria sotto un manto di stelle, magari indecifrabili ma scritta con la fratellanza tra grandi autori. Adesso, incredibile ma vero, il romanzo di Johnson intitolato The Unfortunates esce nel catalogo Rizzoli pubblicato in un box, come una sorta di livre di Mallarmè, pronto per essere ignorato dalla maggioranza silenziosa. Eppure, io una guardatina a questo tomo avveniristico ce la darei proprio: chissà che un giorno quest'autore sconosciuto, morto suicida nel '73, non diventi un altro faro della letteratura.
Pubblicato da Remy71