Mi sono fatta spesso queste domande per capire se c’è qualcosa, al di là dei gusti personali o del genere preferito, che influenza le mie decisioni su una storia. Col tempo è nato un istinto dentro di me che mi fa scartare un libro o dire “questo film non mi va di vederlo”. Ma cos’è?
Ci sono molti fattori che influiscono, come il modo di raccontare una storia, il ritmo, l’atmosfera… in parte anche la trama, ma quest’ultima non è affatto fondamentale come potrebbe sembrare.
Ciò che invece secondo me è essenziale è identificarsi o meno con i personaggi. È questa la chiave.
Quando si scrive un romanzo bisogna trascinare dentro il lettore, coinvolgerlo nella storia. E per farlo occorre portarlo a identificarsi con protagonista e/o con i personaggi vari.
Persino nella storia più surreale e fantasiosa c’è sempre una parte di noi che troverà un’affinità e che ci porterà a seguire con curiosità “cosa accade” a tale personaggio.
Nelle tecniche di scrittura una delle regole fondamentali è far sì che il protagonista del romanzo abbia un desiderio, un obiettivo da raggiungere, quello che si chiama il “conflitto”. Io direi di più: il protagonista deve essere ossessionato da qualcosa. E portando all’estremo questo concetto si dovrebbe far sì che tutti i personaggi della storia siano ossessionati da qualcosa.
Se il protagonista non ha uno scopo, non ha qualcosa per cui vivere e andare avanti, è come vuoto.
Qualsiasi storia deve partire da questo punto: un desiderio, un’aspirazione, un problema da risolvere, una grande paura, un tormento.
Quando si decide di scrivere una storia è come intraprendere un viaggio. È dunque fondamentale conoscere il punto di partenza, ovvero cos’è muove il protagonista, perché tutta la trama sarà condizionata da questo qualcosa.
La prima domanda da farsi è dunque: “Cosa vuole il mio protagonista?”.
La domanda successiva è: “Fino a che punto lo vuole?” Fate sì che l’intensità del desiderio sia al massimo livello o l’interesse del lettore calerà in proporzione...