BONIFICA: IN PUGLIA 232 COMUNI SU 258 (78%) A RISCHIO IDROGEOLOGICO; COSTO DELL’ACQUA DA AQP AI CONSORZI +1900%
URGENTE LA PIENA ATTUAZIONE DELLA LEGGE DI RIFORMA del 2012
La Puglia convive con un vero e proprio paradosso idrico. Se da un lato
è dilaniata da annosi fenomeni siccitosi, dall’altro è colpita da
alluvioni e piogge torrenziali, con l’aggravante che l’acqua non viene
riutilizzata a fini irrigui, a causa della carenza e/o mancanza di
infrastrutture ad hoc. L’andamento climatico impazzito, poi, si abbatte
su un territorio fragile, dove 232 comuni su 258 (78%) è a rischio
idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica.
Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti
ad alluvioni (dati ISPRA).
La mancanza di una organica politica di
bonifica comporta, tra l’altro, che lo stesso costo dell’acqua in
Puglia sia caratterizzato da profonde ingiustizie. Per esempio irrigare
un ettaro di uva da tavola a Palagianello, Ginosa o Castellaneta – di
competenza del consorzio di Bonifica Stornara e Tara – costa 410 euro
con l’erogazione ogni 8 giorni per 8 ore, contro i 1.800 euro a
Conversano - da versare all’Arif - per 8 ore e per irrigare 1 volta alla
settimana per circa 14 settimane da giugno a metà settembre. Una
enormità che incide direttamente sulle voci di spesa delle imprese
agricole pugliesi e, quindi, ne influenza pesantemente il grado di
competitività rispetto a quelle europee, competitività che l’agricoltura
pugliese riesce molto spesso a sostenere, grazie all’elevata
professionalità e qualità raggiunte. Inoltre, non è mai stato
rinegoziato il costo dell’acqua con la Regione Basilicata e soprattutto
con l’AQB che paga l’acqua 4 centesimi al metro cubo e la rivende ai
consorzi di bonifica, dopo la potabilizzazione, a 80 centesimi al metro
cubo.
“La terra frana a causa della mancanza di un’adeguata politica
di prevenzione e di governo del territorio. Fenomeni meteorologici
sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con
alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate fa
emergere la necessità di considerare i loro effetti per pianificare e
programmare le politiche territoriali nei prossimi anni. Rivestono
rilevanza determinante le azioni di prevenzione del rischio idraulico e
di difesa del suolo nonché le azioni per la disponibilità di risorse
idriche nei tempi e nei luoghi dove i settori economici le richiedono.
Proprio per garantire la sicurezza idraulica, la manutenzione del
territorio, il deflusso idraulico, la conservazione e la difesa del
suolo è stato valorizzato, in quasi tutte le regioni italiane, il ruolo
dei consorzi di bonifica, tenuto conto delle loro funzioni istituzionali
strettamente collegate alla gestione del suolo e delle acque”. Gianni
Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia, ha presentato la prima analisi
del rischio idrogeologico in Puglia e dei costi dell’acqua, nel corso
del dibattito su ‘La riforma dei consorzi di bonifica per
un’agroalimentare in evoluzione”.
Dei 6 consorzi di bonifica
operanti in Puglia, 4 Terre d’Apulia, Arneo, Ugento e Li Foggi e
Stornara e Tara sono stati gestiti da Commissari per molti anni (alcuni
sin dagli anni novanta, altri negli anni 2000) e successivamente da un
Commissario unico.
“L’azione di accompagnamento che la Regione
Puglia ha svolto nell’ultimo decennio – ha rimarcato Angelo Corsetti,
Direttore di Coldiretti Puglia - con l’obiettivo di traghettare le
strutture consortili fuori dalla crisi economico-finanziaria non ha
sortito gli effetti sperati. Il lungo commissariamento e l’improvvida
decisione di sospensione della riscossione dei ruoli da oltre dieci anni
hanno aggravato la situazione dei consorzi di bonifica ubicati sotto la
linea dell’Ofanto. Eppure esistono gli esempi virtuosi dei due consorzi
di bonifica del Gargano e della Capitanata non commissariati che, per
esempio, hanno attivato interventi urgenti per rimuovere detriti e fango
e il riassetto idrogeologico del territorio mediante interventi di
"messa in sicurezza", a seguito dell’alluvione a Foggia dell’agosto
2014. Andando oltre i propri limiti di competenza territoriale hanno
fornito ai Comuni supporto in termini di attrezzature per il drenaggio
degli scantinati di alcune abitazioni e di mezzi per lo 'spalamento'
delle strade”. Possono garantire, inoltre, ulteriori opportunità date
dallo sviluppo delle tecnologie per l’uso attento dell’acqua, attraverso
condizioni di maggiore sostenibilità che l’Europa sostiene anche con
chiare indicazioni nei PSR regionali.
E’ la dimostrazione della
grande utilità delle strutture consortili – sottolinea Coldiretti - per
la manutenzione del territorio e della sicurezza delle aree rurali e al
contempo della evidente necessità che siano realmente messe nella
condizione di operare, garantendo risorse indispensabili al loro
funzionamento.
Il 13 marzo 2012 il Consiglio regionale approva la
Legge n. 4 “Nuove norme in materia di bonifica integrale e di riordino
dei consorzi di bonifica”. Si tratta di una legge a cui nei fatti non è
mai stata data piena attuazione. Le strutture consortili non sono ancora
state traghettate dal commissariamento unico all’autogoverno, non è
stato ancora approvato il piano generale della bonifica, non esistono
ancora gli annunciati piani di ristrutturazione industriale finalizzati
al recupero di efficienza, le opere di manutenzione ordinaria sono
risibili, mentre risultano inesistenti quelle di manutenzione
straordinaria, non è stato dato corso all’efficientamento energetico per
il sollevamento dell’acqua e alla razionalizzazione dei servizi
amministrativi e legali per il contenimento dei costi, anche del
contenzioso.
I Consorzi pugliesi provvedono a garantire lo scolo di
una superficie di oltre un milione di ettari (1.014.545); gestiscono
circa 500 chilometri di argini; 265 briglie e sbarramenti per
laminazione delle piene; 23 impianti idrovori; oltre 1.000 chilometri di
canali (1 .126); 9.360 ettari di forestazione. Nel settore irriguo i
Consorzi pugliesi gestiscono una superficie servita da opere di
irrigazione di oltre 210mila ettari; 102 invasi e vasche di compenso ;
24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo; 560 chilometri di
canali irrigui; circa 10.000 chilometri di condotte tubate.
Magazine Ecologia e Ambiente
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