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Contagion

Creato il 20 settembre 2011 da Veripaccheri
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regia di S. Soderbergh

recensione di Fabrizio Luperto
Un virus mortale si propaga negli Stati Uniti, come in tutto il mondo, portato da una donna (Gwyneth Paltrow) di ritorno da un viaggio ad Hong Kong.
Mentre il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie cerca un vaccino, un blogger (Jude Law) attacca le autorità accusandole di tener nascosta la gravità della situazione.
L'inizio della pellicola è confortante; una Gwyneth Paltrow mogliettina fedifraga, che se la spassa ad Hong Kong e che finisce scuoiata sul tavolo di un obitorio; la trovata di Sodebergh che ogni volta che sposta l'azione da una città all'altra ci segnala il numero di abitanti per far capire allo spettatore la rapidità con la quale il visrus si diffonde; strette di mano e labbra a contatto con un bicchiere diventano gesti inquietanti.
Poi il buio. Più che ad una sceneggiatura, il film somiglia al riassunto giornalistico di un evento di cronaca: la scoperta del virus, il suo divulgarsi rapidamente, i morti, la paura, la scoperta del vaccino, la salvezza. Fine.
A nulla valgono gli sforzi del regista che continua ad insistere nel suo voler fondere capacità autoriale (che ovviamente gli va riconosciuta) e cinema mainstream.
La seconda parte della pellicola pandemica di Sodebergh è talmente piatta e noiosa da rendere scomoda anche la più confortevole delle poltrone di una sala cinematografica.
Una confezione perfetta (anche se un po' televisiva) e un cast di altissimo livello non bastano a Contagion che resta un film sostanzialmente piatto, privo di aggressività e che, oltre ad una fragile riflessione sulla vulnerabilità della nostra società, non riesce a trasmettere quasi nulla.
Troppo poco per il celebrato Sodebergh.
Fabrizio Luperto
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