Ospite a Rai Sport, il ct della Nazionale Antonio Conte a parlato e analizzato a 360 gradi il campionato italiano, e su chi lo ha gia’ dimenticato alla Juventus ed incorona questa Juve come quella di Allegri, Conte non esita una punzecchiatura.
Italiane bene in Europa?
“La Juventus ha ormai grande esperienza, che conta tanto, la Roma può essere l’outsider di un girone difficile ma ha entusiasmo e può fare. In Europa League siamo partiti bene e quindi il campionato italiano sta tornando competitivo”.
Come ti spieghi la delusione Napoli? ”
Il Napoli sta pagando la delusione della Champions a livello di delusione nella tifoseria, quindi anche i giocatori. E’ dura perchè il lavoro di un anno per qualificarti ti ritrovi fuori dopo due partite. Non bisogna piangere sul latte versato e cogliere le opportunità, la squadra c’è, il tecnico anche, la piazza è incredibile e deve ritrovare l’entusiasmo. Benitez? Per lui parla il curriculum, è un vincente. Ha vinto un trofeo al primo anno, lì c’è ambizione e passione quindi si pretende giustamente e mi auguro per loro e per il campionato che possano ritrovarsi”.
Chi è la favorita?
“La Juventus ha mentalità vincente, da giocatori ai dirigenti, allo stadio, c’è tutto per vincere. La Roma sta facendo un percorso simile, avrebbe vinto l’anno scorso senza il nostro cammino record. L’antagonista principale sarà la Roma”.
La Juventus di Allegri meglio della tua?
“Noi abbiamo costruito un grattacielo dopo due settimi posti, lavorando tantissimo, ora ci sono basi solide ed è giusto andare avanti così. Starà alle altre colmare il gap sulle altre perchè in questi tre anni la Juventus è sempre cresciuta. Sono rimasti tutti i giocatori che hanno fatto 102 punti ed hanno disputato una semifinale d’Europa League dopo i quarti in Champions fermati dal Bayern Monaco, qualcuno lo sottovaluta… in più sono arrivati giocatori di sicuro valore, su tutti Pereyra e la rosa è più abbondante e competitiva”.
Quando s’è concretizzato il tuo addio alla Juventus?
“Non c’è stato nessun problema con Agnelli e con i dirigenti. Ho pensato che dopo tre anni così intensi si era arrivati all’epilogo. Ho spiegato che pensavo che fosse arrivato il momento di separarmi, l’avevo detto ai giocatori ed alla proprietà ed alla dirigenza. E’ difficile farlo capire ai tifosi, ma l’ho fatto in fin di bene. Anche i giocatori ora iniziano a dire che il cambio in panchina è stata la scelta giusta”.
A Napoli dal 3-1 al 3-3 la consapevolezza di poter vincere lo scudetto?
“C’è stato un lavoro straordinario sotto tutti i punti di vista, dopo due settimi posti consecutivi. Già in ritiro avevo capito della forza del gruppo, poi l’ambiente juventino lo conoscevo come le mie tasche ed ha favorito me ed anche gli altri”.
Il paragone di Gattuso con Al Pacino sul discorso alla squadra.
“Il film è molto bello. Quel discorso ti tocca. Un allenatore deve capire i momenti particolari, quel mio discorso era in un momento in cui incalzavamo il Milan, mancavano poche partite e sentivo che potevamo farcela. Dissi ai ragazzi in modo forte che il Milan per vincere doveva faticare fino all’ultimo…”
Hai mai salutato un parente in tribuna come Florenzi?
“E’ stato un bel gesto, istintivo. E’ un ragazzo genuino, con sentimenti. A me non è mai capitato, pure perchè ho fatto pochi gol”.
Sei più vicino a Lippi o Trapattoni?
“Ho avuto allenatori di un certo livello, Lippi, Trapattoni, Ancelotti e non dimentico Fascetti e Mazzone a Lecce. Sono stato allenato dai top e ho preso un pò dei loro segreti. Trapattoni aveva una gestione molto da padre, Lippi invece sorprendeva per le motivazioni che trasmetteva pur giocando ogni tre giorni.
Il momento più bello della tua carriera da giocare?
“La vittoria della Champions League perchè in quel periodo in quattro anno facemmo finali europee a ripetizioni. Ora invece è molto difficile”.