Ormai Orlando è una donna. E chissà cosa si prova a vivere nelle vesti che finora hanno nascosto ciò che desideri. Chissà cosa si prova a vivere nell'era di Pope, non più all'ombra di Marlowe, Shakespeare e Johnson... ah, e Greene. Ovvio, e Greene.
Viaggio nel tempo, viaggio nello spazio, Orlando è un viaggio nei sogni. Virginia Woolf porta il suo personaggio a zonzo nelle sue fantasticherie letterarie, con un'intelligenza, con una cultura da destare incanto. E una perfidia che non crea scandalo, pas du tout, ma affina la complicità, lubrifica il buon umore.
È proprio questa la dote che ammiro nel romanzo, ora che mi avvio a terminarlo: l'autrice interviene a sparigliare le carte, a sconfessare credi, a puntare tutto sulla bellezza e sulla fantasia. Si disinnesca ogni meccanismo automatico, salvo un rinnovarsi continuo della meraviglia e del divertimento.
Il mondo visto da una donna, con protagonista un uomo che diventa donna, che si fa personaggio femminile, con tutte le convenzioni, gli sguardi in tralice di una donna, la sua complessità, la sua seduzione ora scanzonata, ora compostissima, ora severa. Che incanto, che gioia!