Nel bagno del centro riabilitativo, giusto ad altezza di occhio di persona accovacciata sul water, è stato fissato al muro un cestino di plastica, riempito di sacchettini di carta. La scritta stampigliata su questi sacchettini non manca mai di farmi sorridere. Mi immagino sempre una signora, di quelle con gonna, tacchettino, camicia fantasia, la permanente fresca di piega, un po’ di rossetto e la borsa sottobraccio, ficcata a forza in uno di questi “contenitori igienico per signora”, mentre le sue gambine si agitano per protesta.
Chiusa in questo sacchettino non potrà contaminare il mondo. Al di là della forzatura linguistica, simile a quella delle Pizzerie da asporto nelle quali a me viene sempre voglia di entrare e chiedere, per favore, una pizzeria di 100 mq da portarmi a casa, mi chiedo che problema ci sarebbe, in una società in cui siamo bombardati da immagini di donne svestite e ogni nostra frase è costellata da intercalari che invocano gli organi genitali, chiamare questi sacchetti “contenitori igienici per assorbenti” anche se dubito ci sia una sola donna, dopo il primo ciclo, che si possa chiedere a cosa servano questi sacchetti in un bagno femminile. Chissà.
Sarà probabilmente per lo stesso motivo per cui non si dice “pene” se non raramente ma si coniuga “scopare” nelle sue infinite varianti più volte al giorno: una pudicizia finta che copra l’ignoranza e alimenti la morbosità. “D’altronde”, come ripete almeno tre volte a settimana il mio capo, “il mondo gira intorno a due cose, il pelo e il denaro e la prima è più potente della seconda.” Il mio capo, come molti altri uomini con cui lavoro, parla di sesso in continuazione, in maniera scherzosa, velata, diretta: tra uomini, si sa, è consuetudine. Il mio capo, come altri (non molti) uomini con cui lavoro non ha secondi fini: lo fa per sport e per abitudine. In un mondo in cui le donne sono operaie o impiegate amministrative e commerciali, con potere decisionale inesistente, gli uomini hanno definito le loro regole del gioco e il linguaggio delle conversazioni. E’ abbastanza curioso però osservarne le reazioni se, nello stesso contesto in cui essi dicono “avrà le sue cose, sarà mestruata” per parlare di una che va contro la loro logica, una donna pronuncia i termini: “assorbente, sangue, tampone, coppetta”. Ammutoliscono, imbarazzati, e cambiano discorso con aria schifata poi spingono più a fondo le donnine che hanno sporto troppo la testa dal contenitore igienico in cui sono state confinate.
Buon mercoledì a tutti: vado ad espormi alla mia dose quotidiana di testosterone da ufficio, senza sacchettini igienici ma con molta rassegnazione.