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Contest: I racconti della Mezzanotte – I° Edizione – Luigi Pellini – “La notte del maiale”

Creato il 14 ottobre 2015 da Wsf

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LA NOTTE DEL MAIALE di Luigi Pellini

Durante la tempesta, la corrente era fuggita. Un fulmine si era schiantato contro i tubi che imbrigliavano l’elettricità domestica, liberandola. Ci fu un boato, che implodendo come una stella morente risucchiò dentro i due serpenti fiammeggianti avviluppati tra di loro. A seguire: il silenzio ieratico degli elettrodomestici.
Dalle finestre, le persone guardavano fuori in attesa di risposte, con il lungo passare delle ore trapuntato ai loro sguardi. “Verranno i cacciatori”, pensavano, “e con i loro segugi meccanici staneranno le scintille, batteranno il sentiero elettrico e riporteranno la bestia nelle nostre case, accenderanno la luce come Efesto ha fatto con le ombre, e il tempo tornerà a morire”. Ma intanto il vento maltrattava i cavi della corrente che ondeggiavano sotto la pioggia come una fascina di vene vuote.
Quando scese la notte, via della Speranza era affogata nell’oscurità e nell’acqua battente. Nessuno avrebbe riparato il danno fino all’indomani. Nei piccoli paesi tutto è più lento, anche le urgenze, saette che prima di centrare il bersaglio rallentano un poco per godersi il paesaggio.
Fu a quel punto che Mario detto “Il Brazil” andò in strada. Percorse a memoria tutta la via fino a raggiungere la grande villa dei Bettinelli. Suonò, constatando che nemmeno lì l’elettricità era tornata. In casa c’erano Bettinelli Senior, capitano di industria, sua moglie Marta e Jr., detto “Cagiva”, perché ogni qualvolta si ricordava d’essere vivo gridava come un banditore “CAGIVA CAGIVA”.
Cagiva aveva 31 anni, era lo scemo ufficiale del paese.
Il Brazil spinse il cancello. Aperto. S’indirizzò verso l’adito. Trasse un profondo respiro, poi prese a bussare violentemente contro la porta blindata. Il ventre dell’abitazione rumoreggiò, poi la porta si aprì nervosamente. Un fascio di luce investì Il Brazil in faccia, facendogli strizzare gli occhi.
– Che vuoi, Mario? – Gli chiese il Bettinelli.
– Hai sentito quella cosa del killer?
– Quale cosa?
– Di quel tizio che spacca la testa alla gente con una spranga, e che si mette una maschera da maiale.
– Ho sentito. Ma perché me lo chiedi? Lo hai visto? I telefoni non vanno, sono tutti scarichi.
– No, non l’ho visto. Ma ho il sospetto che qualcuno dirà in giro che è passato di qui.
– Come?
Il Brazil era uno pratico, non aveva mai considerato la violenza solo perché non gli era mai stata utile. Sollevò il piede di porco che stringeva in mano, e lo calò come un martello sulla fronte del Bettinelli, inchiodandogli la morte istantaneamente nel cervello. Il capitano d’industria precipitò al suolo come un qualunque altro stronzo di questa Terra. Lo sentì gorgogliare per qualche istante, dibattendosi sul pavimento come un pesce tirato fuori dall’acqua, poi più nulla.
– MARTA – Gridò Il Brazil, – MARTA ,CORRI, SONO IL MARIO, IL BETTINELLI SI SENTE MALE.
Confusamente sentì qualcuno che si precipitava dalle scale verso l’entrata. – Mioddio mioddio – pigolava con tono supplice una vocetta di donna.
– Mioddio.
Fu l’ultima cosa che disse. Il Brazil caricò la spranga dietro la spalla come una racchetta da tennis e colpì con tanta forza che metà della faccia di Marta esplose in una coreografia pirotecnica di sangue e denti. Il suo corpo morto rimbalzò contro la parete, accatastandosi poi sul cadavere del marito. Finché morte non vi separi.
Il Brazil scavallò le due sagome, raccolse la torcia per terra, e chiuse la porta dietro di sé.
Fece un paio di passi, poi si levò con attenzione le scarpe, che erano foderate come tutto il resto da sacchi della monnezza, e proseguì.
Il Brazil, cinquantacinque anni e non sentirli. Meccanico, giardiniere, operaio, imbianchino, puttaniere affamato di brasiliani. Ne aveva fatte di cose nella vita, ma mai nessuna che gli avesse regalato un cuscino morbido dove far atterrare il culo. Poi quella giornata incredibile, quella serie assolutamente imprevedibile di eventi che lo spingevano verso il trionfo. Prima suo cugino, impiegato di banca, che gli aveva spifferato dei sessantamila prelevati dal Bettinelli quella mattina stessa, poi il temporale, il fulmine che li aveva isolati dal mondo, la scarsa reattività degli operai della rete elettrica, e per ultimo quell’aborto della società che se ne andava in giro per la provincia a scartare i crani della gente, vecchiette più che altro. Praticamente il destino gli stava gridando “prendi quei cazzo di soldi, fai credere che lo scemo è l’assassino che stanno cercando, e goditi un ricco e godereccio prepensionamento”. Non si negò una risata.
Decise di aggiungere un tocco gotico al suo crimine. Trascinò Marta in cucina, sistemandola su una sedia. Con del nastro adesivo le saldò un cucchiaio di legno nella mano. – Bella mamy – le disse, – Se non fosse che mi piacciono calde, mi ti farei.
La faccia di Marta era una poltiglia di carne. La mascella martoriata penzolava deformandole il viso, mentre la lingua sembrava una murena acquattata nella sua tana, pronta a saettare dall’ombra per azzannare una preda.
Al Bettinelli toccò il posto in poltrona con il suo terzo occhio aperto di recente, per meglio godere delle offerte televisive.
I soldi erano ammonticchiati senza cura in un mobile della sala, spiccioli. Appena 120 banconote da 500 euro, la sua merda al mattino faceva più volume.
Spazzolò quanto gli era dovuto, si preparò per il gran finale del suo piano: far credere a tutti che Cagiva aveva ammazzato i suoi, e che era in realtà il Maiale, lo sciroccato che aveva fatto precipitare nel terrore la provincia.
Fuori la pioggia pestava contro i vetri delle finestre. La stanza di Cagiva doveva essere di sopra. Prese il piede di porco e si preparò a lasciarlo nelle mani rotonde e sgraziate di quel poveraccio. Un disgraziato ricco, che presto avrebbe finito i suoi giorni in qualche clinica per malati di mente di lusso. Quasi gli aveva fatto un favore. Con la torcia illuminò le scale. Marmo, severo e freddo. La parete si arrampicava verso l’alto tutta candita di pacchiani quadri a tema bucolico.
Anche se scalzo, gli sembrava che i suoi tendini cigolassero troppo rumorosamente. Il momento richiedeva solennità, presto ci sarebbe stato un importante passaggio di consegne, il lupo avrebbe regalato i suoi denti all’agnello.
Il buio era pesante, l’aria che si respirava era viziata e povera di ossigeno. Con la torcia sciabolò nel corridoio, dove tra tante porte anonime e serrate, una si presentava con un inconfondibile poster di una moto Cagiva affisso sopra.
“Il mio porcellino”, pensò Il Brazil, “peccato non aver portato una bella mascherina”. Cagiva non era tipo da dare di matto, sarebbe stato calmo e tranquillo come sempre, come quando i ragazzi del paese lo prendevano a sassate. Il massimo che avrebbe fatto sarebbe stato ripetere quell’unica cosa che sapeva dire: C AGIVA CAGIVA CAGIVA.
Il Brazil spalancò la porta, dalla stanza esalò un odore terribile.
– Fottuto piasciasotto.
Non c’era nessuno. Ma non poteva esserne sicuro. Tutto era caos, come se una granata anticarro fosse esplosa nell’armadio. “Dio che vomito” pensò. Diede una rapida occhiata al letto, sotto al letto, in mezzo ai cumuli di vestiti puzzolenti. Nulla. Magari dormiva nella stanza di mammina. Fece per uscire, ma poi gli venne una curiosità, se tutti i vestiti erano per la stanza, che c’era nell’armadio? Quando ci puntò dentro la piccola torcia, quasi gli venne un infarto, poi però la felicità lo travolse. Appese tra gli abiti c’erano delle maschere da carnevale con tutti gli animali della fattoria, tra cui quella di un maiale. – Che cazzo – disse ad alta voce- – meglio di così non poteva andarmi, è una cuccagna. La tua infanzia felice ti ha fottuto, Cagiva – E mentre diceva ciò, non si accorse che la maschera da porco non era appesa come tutte le altre, ma qualcuno la indossava, e lo fissava con occhi affamati. Quando Il Brazil si voltò, il maiale scivolò silenziosamente dall’armadio, sollevando sopra la testa un rugginoso e sporco piede di porco.

Luigi Pellini, Marchirolo
[email protected]

Primo Racconto: http://wordsocialforum.com/2015/09/04/contest-i-racconti-della-mezzanotte-i-edizione-adriana-pedicini-un-viaggio-senza-fine/

Secondo Racconto:http://wordsocialforum.com/2015/09/23/contest-i-racconti-della-mezzanotte-i-edizione-rosario-campanile-maria/

Terzo Raconto: http://wordsocialforum.com/2015/10/02/contest-i-racconti-della-mezzanotte-i-edizione-anna-laura-morello-amerika-amerika/


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