Magazine

Contestare la scuola pubblica a gratis

Creato il 27 febbraio 2011 da Tuttoapost

Ieri Silvio Berlusconi nel corso del II congresso dei  Cristiano Riformisti ha attaccato la scuola pubblica attraverso la seguente affermazione:

“Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori”.

Ora il caso vuole che tra gli insegnati della scuola pubblica ci siano anche quelli di religione, categoria che questo governo ha contribuito a far aumentare notevolmente nell’ultimo anno scolastico con un incremento di 1.137 unità per un totale di 9369, mentre il resto della categoria ha subito un taglio di oltre 15.000 cattedre. Insegnanti quelli di religione che sono chiamati più di altri  a inculcare i sani principi ai nostri figli. Se così non è (lo dice il premier) è davvero singolare il fatto che nessuno tra i presenti  (ma anche dopo a sangue freddo) si sia accorto della contraddizione in cui è incorso il premier. Mi rendo conto che è pretendere troppo.

Ad ogni modo, sottigliezze a parte, condivido totalmente quanto scrivono al Post a riguardo:

E una [cosa], gravissima e intollerabile, è il disconoscere e il prendere le distanze dalla scuola pubblica, come Berlusconi ha fatto oggi. La scuola pubblica non è un tema opinabile, non è un soggetto con cui il governo può confrontarsi: è parte dell’istituzione che rappresenta, e ne è una parte importantissima. Che questa importanza sia stata insultata di fatto in questi anni attraverso un progressivo disimpegno del governo dal ruolo dell’istruzione, della cultura, della crescita delle generazioni e dell’Italia, è già una scelta sciagurata, per quanto dettata evidentemente da progetti lungimiranti di autoconservazione dell’ignoranza.

Ma dissociarsi dal ruolo degli insegnanti e della scuola pubblica – che sono una sola cosa: difficile accusare la sinistra di avere nominato gli insegnanti – , sostenere che la scuola possa “inculcare principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono”, è una contraddizione inaccettabile almeno quanto il mancato riconoscimento dei simboli italiani da parte di alcuni ministri leghisti. Solo che per i secondi si tratta di uno sciocco capriccio simbolico da non assecondare con altrettanta sciocchezza, mentre la condivisione del ruolo della scuola è un fondamento concreto del dovere di un governo: il ministro Gelmini, domani, con chi starà? Con la scuola di cui è responsabile o col suo premier e contro la scuola? Se la scuola fa il contrario di quello che i genitori vorrebbero, chi se ne assume la responsabilità?



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog