In attesa che la legge di stabilità e l’emergenza terrorismo ci facciano tornare alla normalità della vita parlamentare e ricordando che la legge è incardinata al Senato, accade, ahimé, che femministe (ahem) e attivisti LGBT stiano prestando il fianco ai peggiori omofobi contribuendo alla confusione sul tema che riguarda la step-child adoption.
L’utero in affitto non c’entra nulla con le unioni civili e l’ho scritto ampiamente su repubblica alcune settimane fa (ma guarda caso adesso è diventata una questione da affrontare) e soprattutto va distinta fermamente dalla gestazione per altri che NON ha nulla a che fare con l’utero in affitto.
Mi dispiace dove registrare in questo femminismo la stessa ottusità di chi è contrario all’aborto, cioè che esista qualcuno che voglia dire alle donne cosa devono o non devono fare con il proprio corpo. E’ scorretto non fare distinzione tra le donne sfruttate a pagamento e le donne che lo fanno liberamente dove è prevista questa libertà per la donna che, lo ricordo, lo fa gratuitamente e NON può farlo se non è economicamente stabile, se non è sposata e se non ha già figli. E’ profondamente scorretto.