I dati dall’Osservatorio di CRIF confermano l’inarrestabile trend di crescita di un crimine poco conosciuto e troppo spesso sottovalutato.
Nel 2014 i casi di frode creditizia mediante furto di identità rilevati dall’Osservatorio di CRIF sono stati circa 25.500, per una perdita economica che ha raggiunto i 171 milioni di Euro.
Questi dati, unitamente all’ulteriore incremento dell’importo medio frodato, forniscono probabilmente solo una dimensione approssimata per difetto del fenomeno ma, al contempo, confermano l’inarrestabile trend di crescita di un crimine poco conosciuto e troppo spesso sottovalutato.
Nello specifico, le frodi creditizie sono quegli atti criminali che si realizzano mediante furto di identità (attraverso tecniche come phishing, vishing, ecc) e il successivo utilizzo illecito dei dati personali e finanziari altrui per ottenere credito o acquisire beni con l’intenzione premeditata di non rimborsare il finanziamento e non pagare il bene. Da quando l’Osservatorio CRIF sui furti di identità e le frodi creditizie – giunto alla ventesima edizione – ha iniziato a monitorare in modo sistematico e strutturato il fenomeno è emersa una dimensione assolutamente preoccupante seppur non sempre associata ad un’adeguata consapevolezza e a comportamenti di autotutela realmente efficaci.
Il profilo delle vittime
L’analisi della distribuzione delle frodi per sesso delle vittime evidenzia una sostanziale continuità rispetto al trend rilevato negli anni passati, con la maggioranza dei casi (pari al 62,4% del totale, per la precisione) a danno di uomini ma anche con la progressiva crescita dell’incidenza delle donne (+0,6% rispetto al 2013).
Osservando la distribuzione delle frodi per classe di età, invece, emerge come sia stata quella compresa tra i 41 e i 50 anni in cui si è rilevato il maggior numero di casi, con il 25,1% del totale.
La fascia di età per la quale è stato registrato il maggior incremento percentuale rispetto alla precedente rilevazione è però quella 51-60, con un +16,9% rispetto al 2013.
Da un punto di vista socio-demografico, dallo studio di CRIF emerge anche che quasi in 1 caso su 3 la vittima della frode ha dichiarato di essere un lavoratore autonomo o un libero professionista. Questo potrebbe essere riconducibile al fatto che queste categorie professionali sono maggiormente esposte al rischio di subire un furto di identità finalizzato ad ottenere credito fraudolentemente in quanto i dati personali sono spesso pubblici e facilmente reperibili su internet, negli albi professionali pubblicati online, ecc.
“Tra gli elementi che emergono dal nostro studio risulta particolarmente significativa l’evidenza che quasi un terzo dei casi applica uno schema in cui il frodatore dichiara di essere lavoratore autonomo o libero professionista – commenta Maria Luisa Cardini, Senior Business Consultant Fraud Prevention & Compliance Solutions di CRIF -. Non sempre la vittima di furto d’identità lo è nella realtà ma questo è lo stratagemma adottato per evitare controlli attraverso il contatto del datore di lavoro, oltre che per la maggiore facilità nel produrre un documento reddituale falso. Però lo schema di frode da quest’anno potrebbe cambiare, dato che l’accesso alle fonti dati istituzionali attraverso Scipafi consente di avere un riscontro dei dati reddituali e della partita IVA dei professionisti, oltre ai dati anagrafici e di busta paga”.
La tipologia dei finanziamenti oggetto di frode
Anche dalle rilevazioni relative all’anno 2014 risulta che il prestito finalizzato continua a fare la parte del leone; infatti, il 78,3% dei casi di frode creditizia interessa questa forma tecnica, seppur l’incidenza sul totale risulti in lieve calo rispetto al 2013.Un vero e proprio boom si registra, invece, per le frodi perpetrate sui leasing auto, per quanto su un numero di casi decisamente contenuto, mentre quelle sui prestiti personali – prodotto che prevede mediamente importi e durate più lunghe rispetto ad altre tipologie di finanziamento – hanno fatto segnare un incremento del +13% rispetto al precedente periodo di osservazione. In forte crescita anche il numero di casi di frode perpetrate sui mutui, più che raddoppiati rispetto rispetto al 2013.La ripartizione dei casi di frode rispetto alle diverse forme tecniche di credito al dettaglio è riconducibile fondamentalmente alla relativa facilità con la quale i frodatori riescono a concludere l’operazione di finanziamento eludendo i controlli messi in opera dagli enti eroganti. A questo riguardo è bene sottolineare come molti istituti di credito nel corso degli ultimi anni si siano dotati di strumenti più efficaci nella prevenzione del fenomeno ma altrettanto non si può dire dei dealer e dei punti vendita presso i quali è possibile attivare a distanza un finanziamento per l’acquisto a rate di un bene o un servizio, spesso penalizzando la prevenzione a vantaggio della vendita.
La tipologia di beni e servizi oggetto di frode
Nell’ambito dei prestiti finalizzati, quasi 2/3 dei casi di frode rilevati nel corso del 2014 ha avuto per oggetto l’acquisto di elettrodomestici e prodotti di elettronica, informatica e telefonia, quali ad esempio tv di ultima generazione, smartphone e tablet.
Una quota rilevante riguarda anche il comparto auto e moto (con l’8,5% del totale) e quello dell’arredamento (con il 6,6%).
Rispetto all’erogato spicca in particolare l’incidenza delle frodi su servizi di travel/entertainment ma anche su elettrodomestici ed elettronica.
L’analisi delle frodi per fascia di importo
Analizzando l’entità dei crediti ottenuti fraudolentemente, anche nel corso del 2014 emerge la predominanza dei cosiddetti small ticket per quanto l’importo medio continui ad aumentare. A questo riguardo, dall’ultima edizione dell’Osservatorio CRIF emerge infatti che il 41,4% dei casi vede un importo inferiore ai 1.500 Euro. Il 27,2% dei casi, invece, ha riguardato un importo superiore ai 10.000 € mentre la classe che si è caratterizzata per la crescita più consistente rispetto all’anno precedente è stata quella con importo compreso tra i 10.000 e i 20.000 Euro, con un eloquente +42,5%.
I tempi di scoperta
Anche per quanto riguarda l’anno 2014 i tempi di scoperta continuano a concentrarsi principalmente in due macro categorie: da un lato la metà dei casi viene scoperto entro i primi 12 mesi, con una quota pari al 51,2% del totale (sostanzialmente in linea con le precedenti rilevazioni), ma dall’altro lato aumentano sensibilmente i casi scoperti dopo 2 o 3 anni.
In compenso, nell’ultimo anno si è fortemente ridotta l’incidenza degli eventi fraudolenti scoperti dopo 4 o più anni, anche per effetto di una più tempestiva attribuzione di crediti non onorati non all’insolvenza del richiedente ma, appunto, ad una frode.
“I nuovi trend del crimine informatico mostrano che, per compiere frodi e ricavare denaro in modo illecito, i criminali stanno diventando sempre più abili nel carpire le informazioni personali degli utenti – commenta Beatrice Rubini, Direttore della linea MisterCredit di CRIF -. A questo riguardo, la cosiddetta ‘Internet delle cose’ porterà ancora maggiori possibilità per i professionisti delle truffe online, che potranno accedere a una crescente varietà di sistemi. È quindi necessario che le persone siano sempre più consapevoli del valore dei propri dati personali e attente alla diffusione degli stessi su Internet e sui social network, avvalendosi anche di adeguati strumenti per la protezione della propria identità digitale”.
Come difendersi da queste insidie?
Prima di tutto è necessario elevare il livello di allerta e di autotutela, ad esempio ponendo la massima attenzione a ciò che viene condiviso online: infatti, spesso i ladri di identità ricorrono a informazioni che noi stessi abbiamo pubblicato su siti e social network. Un esempio semplice? Se si condivide una foto del proprio cane e il suo nome è utilizzato come password della casella di posta elettronica o dell’internet banking si rischia di fare un grande regalo ai malintenzionati.Le informazioni contenute nei profili pubblici possono essere usate anche per preparare trappole perfette: questo è il meccanismo che sta alla base del phishing e di altre attività truffaldine perpetrate via email.Un’altra importante barriera difensiva è rappresentata dalle password che vengono scelte per i servizi a cui si è iscritti: è consigliabile usare una password diversa per ogni profilo e assicurarsi che sia a prova di violazione.È essenziale aggiornare sistematicamente programmi e sistemi operativi perché spesso le vulnerabilità delle vecchie versioni sono utilizzate dai frodatori per installare software malevolo, in grado di spiare e rubare le password.Computer, smartphone e tablet sono a rischio anche quando si decide di rivenderli o di buttarli, per questo bisogna essere sicuri che i dati personali siano stati eliminati definitivamente. Diversamente, recuperarli potrebbe non essere così difficile per un frodatore esperto.Non va però posta attenzione solo alla tecnologia in quanto ci sono malintenzionati abili nel recuperare dati sensibili anche dalla spazzatura. Pertanto, ogni volta che si butta un documento che contiene informazioni personali o sensibili è sempre meglio distruggerlo o, quanto meno, renderlo illeggibile prima di cestinarlo.